Cittadini anche i non musulmani

cairo La Chiesa SospesaIL CAIRO, 17. Un qualsiasi stato islamico è tenuto a garantire tutela ai non musulmani che vivono al suo interno: lo ha ribadito il grande imam di al-Azhar, Ahmed al-Tayyeb, venerdì scorso, nel suo intervento settimanale alla tivù egiziana, durante il quale ha approfondito il concetto di dhimma.
Si è trattato di un piccolo ma significativo passo sulla via del rinnovamento del discorso religioso, da tempo auspicato da gran parte del mondo musulmano. Secondo quanto riporta il sito in rete Terrasanta.net, Al-Tayyeb, guida del pensiero teologico e giuridico sunnita nonché responsabile della moschea e della prestigiosa università, ha spiegato che, quando l’islam si è diffuso al di fuori della penisola arabica, si è trovato a governare molte minoranze non musulmane. Non potendo l’islam costringere nessuno alla conversione, i vari tipi di governo sorti in seguito alla sua espansione hanno dovuto pensare a una forma di patto particolare con i loro sudditi non musulmani, una forma che tutelasse i loro diritti alla pari di quelli dei musulmani e imponesse eguali doveri. Questa forma è, appunto, la dhimma : con essa l’islam si assunse «la custodia e la responsabilità» dei non musulmani, in cambio del pagamento di una tassa (la jizya ), così come i musulmani pagano la zakat . Il cosiddetto stato islamico in Iraq e in Siria ha riesumato la jizya imponendola in maniera umiliante e brutale. Anche molti gruppi islamici fondamentalisti vorrebbero la reintroduzione della dhimma (e quindi della jizya ) per le minoranze cristiane nel Vicino oriente. Ma il grande imam dell’al-Azhar su questo punto non è d’accordo: la dhimma , ha spiegato, è un concetto che appartiene a un preciso contesto storico che ora non esiste più, perché le forme di governo entro le quali era applicata sono oggi sostituite dagli stati moderni e dal concetto di cittadinanza. Sebbene la dhimma sia stata, all’epoca in cui è stata concepita, un grande progresso rispetto a quanto succedeva in altre civiltà, come quella romana, nelle quali le persone erano discriminate se non seguivano la “religione di stato”, applicarla oggi, in un contesto profondamente mutato, è — secondo al-Tayyeb — una «forma di ingiustizia e una mancanza di scientificità nel ragionamento». Secondo la guida spirituale sunnita, i cristiani in Egitto non sono e non possono essere considerati “una minoranza”. Neanche quest’ultimo termine soddisfa il grande imam che lo ritiene carico di connotati negativi. I cristiani sono cittadini e non esiste giustificazione alcuna per un ritorno anacronistico all’imp osizione della jizya. La cittadinanza è l’unica garanzia di uguaglianza e di stabilità per le società di oggi, come da tempo sostengono anche i leader religiosi cristiani nei vari contesti mediorientali.

© Osservatore Romano - 18 gennaio 2017