A Praga conferenza della rete ecumenica Oikosnet

OikosneteuropeCosa fare per gli uomini e le donne che cercano una speranza in Europa? Attorno a questo interrogativo si sono confrontati i partecipanti alla conferenza annuale della rete Oikosnet-Europa che si è tenuta a Praga dal 7 all’11 settembre.
Con questa riunione, ospitata dall’Accademia ecumenica, Oikosnet ha proseguito la riflessione su come i cristiani possono lavorare insieme in modo da «comprendere e attualizzare il significato del Vangelo per il rinnovamento e per l’unità della Chiesa una», come ha ricordato Jaap van der Sar, presidente di Oikosnet-Europa, che raccoglie più di quaranta centri e istituti per la promozione del dialogo ecumenico nel vecchio continente, da Cipro alla Bielorussia, dalla Finlandia alla Svizzera. La conferenza si è articolata in una prima giornata di studio dedicata al tema «Transition Accomplished or Mission Impossible – Economic Developments and Civil Society. The Example of the Czech Republic», scelto per riflettere sugli effetti delle trasformazioni economiche intervenute nell’E u ro p a orientale dopo il crollo del muro di Berlino, partendo dall’analisi del caso della Repubblica Ceca, dove tante erano le speranze per la costruzione di una nuova società. Attraverso le parole dei primi tre relatori (l’economista Ilona Švihlíková, Marketa Vinkelhoferová dell’Accademia ecumenica di Praga e Roman Juriga dell’Accademia ortodossa di Vilémov), è emerso come l’affermarsi del modello neoliberale, tanto più in una dimensione globalizzante, non ha portato alla costruzione di un ponte tra Occidente e Oriente in Europa, in grado di ridurre le differenze economiche e sociali che si erano create durante gli anni dei regimi comunisti. La crisi economica ha reso ancora più precaria la condizione di tante famiglie, anche nella Repubblica Ceca. Ai cristiani è chiesto quindi di rafforzare il proprio impegno ecumenico nell’assistenza spirituale e materiale di coloro che hanno perso il lavoro e vivono in condizioni di ristrettezze ai margini della povertà. Al tempo stesso — come è stato messo in evidenza in un’altra sessione della giornata di studio — la crisi economica ha determinato la perdita di coesione sociale e la crescita di sentimenti di ostilità, che talvolta sconfinano in atti e politiche discriminatori nei confronti di coloro che giungono in Europa in cerca di una speranza nel domani. Di fronte a questa situazione i cristiani devono pensare a nuove forme di partecipazione, anche alla vita politica, per offrire un contributo reale alla costruzione di una società europea che sappia riscoprire i valori dell’accoglienza e della condivisione. Il secondo giorno dei lavori è stato dedicato all’incontro con alcune realtà che operano nella Repubblica Ceca per favorire la crescita di una società nella quale rimuovere le forme di emarginazione, favorire l’integrazione tra culture e religioni diverse, promuovere attività economiche rispettose dell’ambiente e vivere percorsi di riconciliazione. A Praga è proseguita anche la riflessione sul ripensamento delle strutture e della missione di Oikosnet-Europa, soprattutto alla luce del trasferimento della propria sede in Svezia e delle tante domande poste dalle comunità locali per azioni concrete di denuncia della violenza e per l’accoglienza dei migranti. Si è inoltre discusso delle recenti iniziative che hanno visto convolta Oikosnet a livello continentale; particolare attenzione è stata riservata alla valutazione dello stato del dialogo tra il mondo islamico e l’Europa nella prospettiva di definire delle proposte per sviluppare una convivenza sempre più fraterna nel vecchio continente. Nella conferenza annuale, Oikosnet (rete globale attiva in tutti e cinque i continenti) ha voluto riaffermare la propria vocazione ecumenica alla creazione di una società europea che sappia essere modello di accoglienza, di condivisione e di pace proprio a partire dall’annuncio e dalla testimonianza del Vangelo nella vita quotidiana delle comunità locali. (riccardo burigana).

© Osservatore Romano - 14 settembre 2016