Iraq senza pace

sfollati kirkukBAGHDAD, 14. Non conosce pace l’Iraq, segnato non solo dalla lotta contro il cosiddetto Stato islamico (Is), ma anche dalla contrapposizione tra gruppi etnici e politici. A Mosul, ultima roccaforte jihadista nel Paese, si sta consumando una tragedia che assume di giorno in giorno dimensioni sempre più spaventose. A confermarlo sono diversi rapporti forniti da ong attive sul terreno, a contatto con le decine di migliaia di sfollati che stanno fuggendo dalla città.
Sono giorni cruciali, questi. Attorno alla città l’esercito iracheno e le forze alleate stanno ammassando uomini e mezzi in vista dell’offensiva finale. Migliaia di persone hanno finora abbandonato le zone intorno ad Hawija, a pochi chilometri da Mosul, mentre le forze irachene e alleate combattono per riconquistare i territori nelle mani dell’Is sulle strade principali. In tutto questo, secondo l’organizzazione Save the Children, almeno 90.000 persone potrebbero fuggire nei prossimi giorni, costrette ad abbandonare le proprie case. E il dramma colpisce soprattutto i bambini. Secondo quanto raccontato dalle famiglie in fuga al personale di Save the Children, decine di bambini sono rimasti senz’acqua e hanno perso la vita mentre percorrevano pericolosi sentieri di montagna per mettersi in salvo. Altri sono rimasti uccisi dopo aver inavvertitamente messo il piede su una mina. A molte famiglie, dopo essere riuscite a mettersi in salvo, è capitato di dover attendere ore e ore sedute per terra, sotto il sole cocente, senza acqua e senza cibo, prima di ricevere gli aiuti umanitari. Difficile, al momento, dare stime precise sul numero dei morti. Ma con certezza, si tratta di un’emergenza che potrebbe crescere enormemente nelle prossime settimane. L’assedio di Mosul — stima l’Onu — potrebbe causare almeno un milione di sfollati.

© Osservatore Romano - 15 ottobre 2016