Profanate dal gruppo jihadista tombe cristiane in un cimitero di Mosul

Mideast Iraq 134BAGHDAD, 18. Un’escalation di attentati terroristici ha accompagnato in Iraq nelle ultime ore l’offensiva del sedicente Stato islamico (Is) su Ramadi, capoluogo della provincia di Al Anbar da dove sono in fuga decine di migliaia di civili. A Baghdad almeno quaranta persone sono rimaste vittime degli attentati attribuiti all’Is. Il più grave è avvenuto all’interno di un concessionario di auto nel quartiere orientale sciita di Habibiya, dove quindici persone sono morte e ventisei sono state ferite dall’esplosione di un’autobomba. Mezz’ora prima un’altra esplosione aveva provocato tredici morti e ventiquattro feriti in un mercato all’aperto nel quartiere sudoccidentale di Amil.
Morti e feriti sono stati inoltre causati da altri tre attentati. Sempre l’Is ha rivendicato l’attacco eseguito con un’autob omba vicino al consolato degli Stati Uniti a Erbil, capitale della regione autonoma del Kurdistan iracheno, tra le zone considerate più sicure nel Paese. L’esplosione ha causato tre morti e cinque feriti, tra i quali non figurano membri del personale del consolato. Secondo alcune fonti, non è detto che fosse proprio la sede diplomatica — tra l’altro chiusa, perché ieri era giorno festivo — l’obiettivo dell’attacco, dato che nel quartiere Ainkawa, in cui è avvenuta l’esplosione, vive una nutrita comunità cristiana considerata dall’Is un bersaglio. Di questo si è avuta ulteriore prova con la distruzione di alcune tombe cristiane in un cimitero di Mosul. L’Is ha diffuso video e fotografie della profanazione. Sul fronte di Ramadi, intanto, si sono intensificati i bombardamenti dei miliziani, le cui postazioni continuano a essere a loro volta martellate dai raid aerei della coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti. La popolazione della città è in fuga con ogni mezzo — in gran parte a piedi — verso Khalidiya, a venticinque chilometri a est, e poi verso Baghdad, che da Ramadi dista cento chilometri. Nel frattempo, il Governo iracheno ha annunciato ieri l’uccisione in combattimento di Izzat Ibrahim Al Douri, a suo tempo tra i principali collaboratori di Saddam Hussein, e negli ultimi anni alleato e stratega dell’Is. L’azione è stata rivendicata da una milizia sciita alleata delle forze governative, che ha teso sui monti Hamrin, lungo la strada che collega Tikrit a Kirkuk, l’agguato nel quale sarebbe stato ucciso Al Douri insieme con nove suoi uomini. Al Douri si era posto a capo di una milizia di circa duemila uomini, formata in prevalenza da ex ufficiali del disciolto esercito di Saddam Hussein, uniti fra loro da un’ideologia nazionalista spesso in contrasto con quella jihadista, sebbene da ultimo avesse stretto appunto alleanza con l’Is. Un comunicato del disciolto partito Baath iracheno, quello appunto di Saddam Hussein, ha però smentito la notizia definendola infondata. Non è la prima volta che viene annunciata la morte di Al Douri. In attesa che sia eseguito l’esame del dna sul corpo, Raed Jabburi, governatore della provincia di Salahuddin, ha affermato che la sua morte «rappresenta un duro colpo per l’Is perché i miliziani jihadisti saranno demoralizzati».

© Osservatore Romano - 19 aprile 2015