Giornalismo e migrazioni Da “angeli del mare” a “taxi del mare”: così le Ong che salvano vite umane persero (ingiustamente) le ali

La rappresentazione mediatica delle operazioni di ricerca e soccorso (Sar) in mare dei migranti e rifugiati è cambiata negli ultimi mesi: le organizzazioni umanitarie da "eroiche" sono diventate "sospette", da "angeli del mare" a "taxi del mare". Secondo il rapporto dell’Osservatorio di Pavia, Carta di Roma e Cospe è in atto "una strategia di delegittimazione dei soggetti Sar" per "promuovere le politiche dei respingimenti"
Così gli “angeli del mare” persero le ali e divennero “taxi del mare”. E’ quanto è successo in questi ultimi mesi al racconto giornalistico – in tv e su carta stampata – su chi salva le vite delle persone migranti in mare. Dal 2016 al 2017 c’è stata sulle tv e sulla carta stampata una “svolta comunicativa” rispetto alle operazioni di ricerca e soccorso in mare (Sar). Alla costruzione mediatica positiva degli “eroi” è subentrata quest’anno l’introduzione dell’elemento del “sospetto”, tanto che “gli angeli hanno perso le ali”. Così l’Osservatorio di Pavia, Carta di Roma e Cospe hanno sintetizzato quanto avvenuto nella narrazione mediatica delle operazioni di ricerca e soccorso di migranti nel Mediterraneo centrale. L’analisi è contenuta nel rapporto, presentato il 29 maggio a Roma, “Navigare a vista”. Il primo dato evidenziato è che di operazioni di ricerca e soccorso in mare si parla molto: costituiscono il 13% delle notizie dei principali quotidiani italiani, il 18% nei 7 tg di prima serata (aprile-ottobre 2016).

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©  https://agensir.it/italia/2017/05/29/