Stati Uniti Conversione di una comunità - L'Osservatore Romano

Suor Helen Prejean(Massimo Faggioli) Suor Helen Prejean è la più celebre attivista — nella Chiesa cattolica e non solo — contro la pena di morte negli Stati Uniti. Specialmente dopo la pubblicazione di Dead Man Walking nel 1993, e il film tratto dal libro che vinse un Oscar nel 1996 con Susan Sarandon come migliore attrice, il dibattito sulla pena capitale deve
moltissimo a questa religiosa cattolica. Erano quegli anni Novanta in cui tanto i conservatori quanto i progressisti inasprirono le politiche giudiziarie e carcerarie al grido di law and order: la pena di morte godeva di un vasto consenso negli Stati Uniti, anche tra i cristiani e all’interno delle Chiese.Nel libro di memorie uscito di recente, River of Fire. My Spiritual Journey (New York, Random House, 2019, pagine 294, dollari 27), suor Helen non parla in dettaglio del ministero contro la pena di morte e accanto ai condannati, ma inserisce questo quarto di secolo di lotte all’interno di un racconto autobiografico non privo di spunti sulla vita della Chiesa in America.
Helen Prejean nasce nel 1939, in una famiglia cattolica benestante in Louisiana, nel profondo sud, tre decenni prima dell’avvento della lotta dei diritti civili per gli afro-americani. Subito dopo la fine del liceo, nel 1957, Helen entra in noviziato. Questo periodo nell’ordine religioso è ancora caratterizzato da una cultura della sorveglianza e dell’obbedienza. Nella casa madre delle Sisters of Saint Joseph a New Orleans, c’è ancora una servitù ed è tutta afroamericana. In quella zona degli Stati Uniti, la Chiesa è ancora ostile al lavoro degli attivisti diretto ad aiutare i discendenti degli schiavi: in parti della Louisiana, fino ai primi anni ottanta, per il loro lavoro gli afroamericani vengono pagati in natura, come era d’uso ai tempi dello schiavismo. Sia la famiglia Prejean, sia l’ordine religioso di cui Helen fa parte sono tra quella maggioranza di americani che ancora non ha aperto gli occhi di fronte agli effetti del razzismo sistemico nell’America: la schiavitù è stata abolita ma è stata sostituita dal sistema della segregazione.
La giovane Helen esplora la vita nell’ordine delle Sisters of Saint Joseph navigando tra la necessità di amicizie e la proibizione di amicizie esclusive che possono nuocere alla vita di comunità. In maniere diverse, l’amicizia con la consorella Chris e con un prete costituisce il filo rosso di questa autobiografia. Da un lato, la consorella che lavora in ospedale rappresenta un percorso molto diverso rispetto alla vita di una suora insegnante, poi maestra delle novizie, e infine leader nella sua comunità come Helen. Dall’altro lato, la turbolenta amicizia con un prete insegna alla giovane Helen quanto sia complesso ridefinire, nel rispetto del celibato e della castità, gli stili di vita e i percorsi di formazione all’interno della Chiesa post-conciliare in America.
Il concilio Vaticano II rappresenta uno dei due spartiacque nella vita di Helen Prejean: il concilio apre la porta a nuovi modi di vivere la vita religiosa, una cultura teologica maggiormente accessibile anche alle religiose, ma anche un’apertura alla cultura tout court. Negli Stati Uniti il processo di recezione conciliare è inseparabile dai moti di ribellione giovanili e dalla controcultura, come anche dal movimento dei diritti civili in cui la Chiesa cattolica gioca un ruolo di primo piano. In Louisiana le scuole vengono desegregate nel 1960, non senza resistenze — anche da parte delle scuole cattoliche. Suor Helen inizia a insegnare nel 1962 alla St. Joseph Academy a New Orleans, dove i genitori di bambini bianchi obbiettano contro la decisione delle religiose di accettare le iscrizioni di studenti afroamericani. Helen ricorda la propria ammirazione per Martin Luther King Jr., ma confessa anche la riluttanza, allora, a unirsi in prima persona ai cattolici nel movimento dei diritti civili.
Il Vaticano II significa anche un periodo di ridefinizione della formazione e missione per le religiose americane: nuove regole, nuovi programmi di studi. Per la trentenne Helen, significa uscire dal sud per andare prima in Canada e poi alla University of Notre Dame in Indiana. River of Fire è anche una biografia intellettuale, per una donna di Chiesa che non ha mai basato la sua leadership su un curriculum vitae di titoli accademici: J.D. Salinger, Thomas Merton, Teresa di Lisieux, e teologi che incarnano le nuove sensibilità rese possibili dal concilio, non senza rapporti conflittuali con la Chiesa istituzionale — Dorothee Sölle, J.A.T. Robinson, Bernard Häring, Hans Küng, Charles Curran.
Come direttore dei servizi di catechesi nella parrocchia di St. Frances Cabrini a New Orleans, che inizia nel 1967, Helen è assorbita dalle questioni interne alla Chiesa cattolica: la difficile negoziazione tra continuità e novità nell’America della tumultuosa recezione conciliare. Le pagine dedicate alla sua missione di aggiornare la catechesi in una parrocchia del profondo sud testimoniano efficacemente il trauma della Chiesa statunitense di fronte alle conseguenze del Vaticano II. In questo periodo, nel dibattito all’interno dell’ordine religioso tra “spirituali” e “attivisti” per la giustizia sociale, Helen si ritrova nel campo degli spirituali, scettica rispetto ai nuovi modelli di vita ministeriale spesa tra gli emarginati a causa dei rischi per i delicati equilibri della vita religiosa.
In questo senso, le memorie di Helen Prejean sono anche una confessione, e il racconto di una conversione. La nuova sensibilità verso le questioni della povertà e dell’emarginazione sociale, che porterà suor Helen poi alla lotta contro la pena di morte, arriverà quasi un ventennio dopo l’inizio del Vaticano II, nei primi anni ottanta: Helen ha appena passato i quarant’anni e ha trascorso quasi un quarto di secolo nelle Sisters of St. Joseph. Grazie a una breve esperienza di servizio a Città del Messico, e poi, tra 1980 e 1981, con l’inizio della residenza in uno dei quartieri degradati di New Orleans, suor Prejean inizia a percepire una dimensione diversa delle esigenze del proprio ministero. Quando l’America — e molti cristiani — sull’onda della presidenza Reagan iniziano a voltare le spalle ai poveri, a esigere una law and order non priva di storture sistemicamente razziste, suor Helen inizia a percorrere in una direzione diversa quello che descrive come «un fiume di fuoco». Il quartiere in cui sceglie di vivere assomiglia a quelli di cui ancora oggi si legge nelle cronache in America: sparatorie tra gang, mortalità infantile, situazioni familiari disgregate di generazione in generazione.
La lotta contro la pena di morte appare nel libro soltanto verso la fine: l’invito, ricevuto quasi per caso nel gennaio 1982, a corrispondere per lettera con un condannato alla pena capitale apre una nuova pagina nella vita e ministero di questa religiosa oggi ottantenne. Fino ad allora, la questione era rimasta sullo sfondo delle sue preoccupazioni religiose e civili. Nella conclusione, suor Helen ripercorre tappe importanti della sua campagna: tra queste, l’incontro con Giovanni Paolo II nel 1997 e la decisione di Papa Francesco, annunciata il 2 agosto 2018, di aggiornare il testo del Catechismo della Chiesa Cattolica circa la pena di morte. Il libro si conclude con una lettera a Papa Francesco, in cui suor Prejean esprime un forte sostegno al ministero di Bergoglio.
River of Fire si presta a livelli di lettura diversi. Un primo livello è quello dell’autobiografia di una religiosa: amicizie, letture, ministeri, incontri. È interessante notare — e testimonia di una particolarità della Chiesa cattolica negli Stati Uniti post-conciliare — l’assenza quasi totale della dimensione della Chiesa clericale e istituzionale dalle memorie di una religiosa di primo piano nella storia del cattolicesimo americano contemporaneo.
Un secondo livello è quello di uno spaccato della storia delle religiose cattoliche negli Stati Uniti: costruttrici di scuole e ospedali tra Ottocento e primo Novecento, nel secondo Novecento che coincide col periodo post-conciliare le suore sono ricostruttrici di una Chiesa alle prese con una questione sociale diversa — quella del razzismo e dell’emarginazione — che si somma alla questione originaria — quella dell’educazione di una gioventù cattolica discendente dagli immigrati dall’Europa.
Un terzo livello: una lettura personale del percorso della recezione del Vaticano II negli Stati Uniti. Un percorso inseparabile dai tumulti sociali, politici e culturali degli anni Sessanta, ma anche ritardato nell’accettazione di quello che il concilio significa per la posizione della Chiesa cattolica verso il razzismo. Da questo punto di vista le memorie di suor Helen Prejean sono tutte interne al cattolicesimo conciliare progressista militante: il cattolicesimo riluttante ad accettare le riforme conciliari compare per un breve periodo nell’esperienza narrata nel libro, per poi scomparire dalla narrazione proprio nel momento in cui, dagli anni novanta in poi, un certo revisionismo anticonciliare faceva ritorno nella Chiesa degli Stati Uniti.
Infine, questa è una storia di conversione personale, ma anche comunitaria. Un risveglio verso quelle questioni che rimangono sopite per lungo tempo nella coscienza religiosa dell’America, anche dei cattolici: la pena di morte come esempio della permanente eredità di un sistema sociale, e quindi anche legale, che è il prolungamento della schiavitù e della segregazione razziale.
L'Osservatore Romano, 27-28 settembre 2019.