Atlante Cronache di un mondo globalizzato

cronache globalizzato«Sperare esige realismo. Esige la consapevolezza delle numerose questioni che affliggono la nostra epoca e delle sfide all’orizzonte. Esige che si chiamino i problemi per nome e che si abbia il coraggio di affrontarli. Esige di non dimenticare che la comunità umana porta i segni e le ferite delle guerre succedutesi nel tempo, con crescente capacità distruttiva, e che non cessano di colpire specialmente i più poveri e i più deboli».

Con queste parole, lo scorso 9 gennaio, Papa Francesco si rivolgeva ai membri del Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede. Il Papa faceva riferimento a due elementi cruciali che animano l’azione diplomatica della Santa Sede nel mondo, ossia la speranza e il realismo. Due dimensioni distinte, ma che si richiamano reciprocamente. La speranza esige il realismo, ed entrambi esigono il coraggio, vale a dire «la consapevolezza che il male, la sofferenza e la morte non prevarranno e che anche le questioni più complesse possono e devono essere affrontate e risolte». A questa ispirazione fondamentale si richiama il nuovo inserto di geopolitica internazionale de «L’Osservatore Romano», intitolato «Atlante», che ogni settimana cercherà appunto di “chiamare i problemi per nome” fornendo una mappa del mondo a partire dagli ultimi, dagli emarginati, dalle periferie della Terra, quei territori che troppo spesso vengono dimenticati dalla stampa internazionale. D’altronde, questo è ed è sempre stato “l’occhio” de «L’Osservatore Romano» fin dalla sua nascita. Speranza e realismo si uniranno nell’analisi puntuale di quella che il Papa ha definito “una guerra mondiale a pezzi”. Espressione, questa, che rende in modo particolarmente efficace la complessità del momento storico che l'umanità sta attraversando. Gli ultimi vent’anni sono stati segnati da eventi inconcepibili fino a pochi decenni prima: il terrorismo jihadista, la diffusione delle nuove tecnologie e dell’intelligenza artificiale, la crisi economica che ha letteralmente azzerato la classe media in Occidente, la crescita rampante della Cina e dell'India, gli enormi flussi migratori che segnano il Mediterraneo e da ultimo la pandemia di coronavirus. A questi si aggiungono crisi più profonde e croniche, come il riscaldamento globale, l'instabilità in Medio oriente o il dilagare della povertà e dello sfruttamento in Africa e in Sud America, o ancora piaghe terribili come la tratta degli esseri umani o il traffico di armi che stanno  distruggendo intere regioni. L’ordine mondiale nato dalla Seconda guerra mondiale e dalla guerra fredda è ormai finito. Da esso non è emerso un nuovo ordine, ma un quadro spezzettato, fragile, sfuggente. Con le sue quattro pagine di notizie e approfondimenti, «Atlante» cercherà di fornire al lettore un filo conduttore per  interpretare un’umanità sempre più disorientata, inquieta e incapace di guardare a se stessa.

di Luca M. Possati

© Osservatore Romano