Svitlana Dukhovych - Città del Vaticano
“Una settimana dopo l’inizio della guerra non riuscivo a credere che fosse tutto vero. Fino all’ultimo speravamo che dopo due-tre giorni la situazione si sarebbe risolta, invece andava peggiorando... Continuamente arrivavano razzi e missili, in un certo momento i militari russi erano addirittura entrati in città ma erano stati respinti. E dopo qualche settimana la mia mente non reggeva più tutto questo. Ho capito che bisognava reagire per superare questo stato”. Sono ancora vivi il dolore e la paura nei ricordi di Oleksandr, un giovane trentenne di Kharkiv.
Il primo “si” alla richiesta di aiuto
In mezzo al rumore delle bombe e delle armi, il giovane non ci ha pensato due volte ad aiutare alcune signore anziane del suo condominio che gli hanno chiesto di portargli la spesa. Non ha esitato neppure un attimo: si è messo sulla sua bici e l’ha fatto. Lo sport, il movimento e, in particolare, il ciclismo sono stati da sempre la sua grande passione e adesso poteva applicare i suoi allenamenti con un obiettivo preciso: portare gli aiuti umanitari a quelli che non riuscivano a muoversi da soli. Da lì sono iniziate ad arrivare altre richieste da parte di malati, poveri e persone con disabilità. Per un certo periodo Oleksandr l’ha fatto da solo, poi, per caso, ha conosciuto altre persone che facevano la stessa cosa e hanno deciso insieme di creare un gruppo che chiamano semplicemente “Volontari”.
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