Per il bene di tutti i fedeli

Christ Pantocrator breakAssemblea dei vescovi ortodossi canonici degli Stati Uniti

di GIOVANNI ZAVATTA

Completo sostegno alla salvaguardia del matrimonio come «unione sacramentale per tutta la vita di un uomo e di una donna», alla genitorialità e alla famiglia come «fondamenti irremovibili di qualsiasi società »; denuncia della violenza e dello spargimento di sangue «nel nostro paese e nel mondo intero, in particolare nel Medio oriente e in Africa dove l’ostilità e la brutalità sono fra membri di differenti religioni, a volte sedicenti in nome della religione».
E poi la presa di coscienza su «la crisi del linguaggio pubblico, la polarizzazione della società, la persistenza della povertà, le sfide alla libertà religiosa, la ripresa del razzismo, l’escalation della violenza nelle nostre comunità». È quanto si legge nel messaggio diffuso al termine della riunione annuale dell’Assemblea dei vescovi ortodossi canonici degli Stati Uniti di America (creata dopo la conferenza preconciliare panortodossa di Chambésy nel 2009 per sanare “anomalie” canoniche presenti nella vita della Chiesa in alcune regioni), svoltasi nei giorni scorsi a Detroit, in Michigan. L’incontro si è aperto con la celebrazione della divina liturgia nella basilica ortodossa antiochena di Saint Mary a Livonia, dove i quarantuno gerarchi partecipanti sono stati accolti dal vescovo Anthony. Nella preghiera sono stati ricordati il metropolita greco-ortodosso Boulos Yazigi (fratello del patriarca di Antiochia Giovanni X) e l’a rc i - vescovo siro-ortodosso Yohanna Ibrahim, rapiti ad Aleppo il 22 aprile 2013. Sono state poi espresse felicitazioni a Bartolomeo per il venticinquesimo anniversario della sua elezione ad arcivescovo di Costantinopoli e a patriarca ecumenico. Nel suo discorso di apertura, l’a rc i v e s c o - vo di America, Demetrios, ha esortato l’assemblea a restare legata al mandato originario delle Chiese madri di «lavorare in modo conciliare in direzione dell’unità canonica per il bene dei fedeli». Demetrios, pur compiendo un rapido excursus sul concilio panortodosso tenutosi nel giugno scorso a Creta, ha sottolineato che «il nostro compito primario, come gerarchi degli Stati Uniti, non è quello di discutere sul concilio di Creta. Come pastori del gregge del Signore dobbiamo rimanere legati l’uno all’altro, saldi nella nostra missione, impegnati nel superare qualsiasi sfida utilizzando tutte le opportunità in maniera fraterna, veritiera, conciliare. Siamo un’assemblea di vescovi ortodossi; non c’è niente e nessuno che possa dire o fare qualcosa per cambiare questo. Siamo uno in Cristo. Se non viviamo con la responsabilità di lavorare come un unico corpo, cari fratelli, lasciamo i fedeli in balìa di un mondo freddo e spietato. E possiamo stare certi — ha osservato — che la società non chiederà se qualcuno è greco o bulgaro, russo o ucraino, serbo o romeno, georgiano o antiocheno, convertito od ortodosso dalla culla. La nostra gente alla fine cadrà preda di attacchi e nel ridicolo». Di qui l’invito «a individuare chiaramente i nostri obiettivi comuni e a lavorare sodo per raggiungerli insieme, non per i nostri propri interessi, ma piuttosto per il bene della Chiesa e della so cietà». Nel messaggio finale si assicurano preghiere per «una pace giusta e duratura in Medio oriente, la protezione dei cristiani e di altre comunità vulnerabili da atti di genocidio, la cessazione del terrorismo, delle persecuzioni, delle intimidazioni e del dislocamento delle popolazioni, della discriminazione razziale e del fanatismo religioso». L’assemblea, relativamente ai problemi più urgenti negli Stati Uniti, ha affermato che preparerà risposte adeguate e interverrà presso le istituzioni pubbliche al fine di evitarne o attenuarne le conseguenze.

© Osservatore Romano - 13 ottobre 2016