Pellegrini sulle strade di Gesù

pizzaballa 3GERUSALEMME, 31. «Non abbandonate la Terra Santa»: lo chiede, attraverso un pubblico appello il custode di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa. Da tempo, «soprattutto a causa della paura ingenerata dalle guerre in Medio oriente e dagli attentati perpetrati da gruppi fondamentalisti che hanno insanguinato anche i Paesi d’Occidente, i pellegrinaggi in Terra Santa conoscono un drammatico calo», afferma il francescano. Si stima che solo dall’Italia, nell’ultimo anno, la diminuzione stia stata di oltre il quaranta per cento. A fronte di qualche timido segnale di ripresa, il timore di recarsi in quei luoghi resta grande. Interpretando la voce delle varie comunità cristiane che vivono in Israele e in Palestina, padre Pizzaballa, il cui appello è pubblicato nel sito in rete della Custodia, invita a non abbandonare la Terra Santa: «Non c’è alcun ragionevole motivo per non organizzare un pellegrinaggio nei luoghi santi. La sicurezza nei santuari e nelle zone frequentate dai pellegrini è garantita. E noi cristiani di Terra Santa abbiamo bisogno più che mai della presenza e del sostegno dei pellegrini che si recano qui in preghiera da ogni parte del mondo. Vivere da cristiani in Terra Santa significa avere una vocazione particolare e una universale ».
Qui la Chiesa latina — spiega il custode — è composta essenzialmente da tre gruppi: la comunità dei cristiani arabi locali, antico gruppo dei palestinesi che rappresenta la presenza cristiana tradizionale in questi luoghi; la qehilà di lingua ebraica, una Chiesa nuova, in fermento, che accomuna con proprie specificità gli evangelici, gli ebrei messianici e i cattolici e che celebra la liturgia in lingua ebraica; la comunità internazionale, che comprende molti lavoratori stranieri (soprattutto filippini, sudamericani e indiani che risiedono stabilmente in Terra Santa) e alcuni altri gruppi di diversa provenienza che, per molteplici ragioni e con diversi ruoli, trascorrono qui periodi più o meno lunghi. Accanto alla Chiesa latina vivono e operano altre importanti realtà cristiane: tra esse le principali sono la Chiesa greco-ortodossa, la Chiesa armena e quella copta. Anche all’interno dello stesso mondo cattolico esistono gruppi con riti diversi da quello latino. Gerusalemme e i luoghi santi cristiani — si sottolinea nell’appello — «rimangono fino a oggi un segno fondamentale della fede, la testimonianza della vita, morte e resurrezione di Gesù, che proprio qui, realmente, si sono compiute. Tutti i cristiani, anche i più lontani, guardano alla Terra Santa per trovare in questi segni le proprie radici e il senso autentico della loro missione in tutto il mondo. In Terra Santa si può leggere la vita di Gesù, scuola di Vangelo. Qui si può imparare a guardare, ascoltare, meditare, assaporare il silenzio per cogliere il significato profondo e misterioso del suo passaggio. L’ambiente che incornicia il suo soggiorno fra noi ci rimanda a luoghi, costumi, colori, profumi; gli stessi che Gesù ha conosciuto quando si è rivelato al mondo». Pizzaballa ricorda che in Terra Santa i cristiani sono sempre stati una minoranza, una presenza esigua «ma dal cuore ardente, e non sono mai scomparsi». Essi sono chiamati a dare un’alta testimonianza di fede, a essere presenza viva, «innamorata della propria storia e delle proprie idee, a non temere i cambiamenti e gli incontri con le diversità, bensì a essere aperti, sereni, liberi, positivi e, nello stesso tempo, chiari, radicati nel proprio senso di identità e di appartenenza, propositivi verso il futuro, attivi nel custodire i luoghi santi, che sono depositari della tradizione e della memoria dell’intera cristianità». Proprio per salvaguardare e rafforzare questa presenza, vengono invitate le diocesi, le parrocchie e i movimenti a lavorare affinché un pellegrinaggio in Terra Santa sia testimonianza di pace e di dialogo. «Sono fiducioso — conclude il reverendo francescano — che questo appello possa essere accolto dai tanti fedeli italiani (e non solo) che hanno a cuore la Terra Santa. E che presto per le strade che Gesù ha percorso possa nuovamente crescere la presenza di chi si mette in cammino per incontrare colui che è venuto per la nostra salvezza».

© Osservatore Romano - 1 agosto 2015