Il prezioso legame tra Roma e la Russia cristiana

russicum-1.jpgAiutare i futuri sacerdoti di varie Chiese dell'Europa centro-orientale a favorire "una effettiva collaborazione pastorale, culturale e caritativa costantemente guidata dall'anelito all'unità".
È questo l'obiettivo perseguito con successo dal Pontificio Collegio Russicum nei suoi ottanta anni di vita. A ricordarlo è stato il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato, che nel pomeriggio di giovedì 15 maggio, festa di Santa Teresa di Gesù Bambino, ha partecipato alla preghiera liturgica in rito bizantino slavo, con cui si sono aperte le celebrazioni nell'anniversario della posa della prima pietra della struttura, avvenuta l'11 febbraio 1928. Ai presenti, raccoltisi nella chiesa di Sant'Antonio Abate all'Esquilino per il "Moleben" a santa Teresina di Lisieux, il porporato ha portato la gratitudine Benedetto XVI:  per la Compagnia di Gesù e per i tanti docenti che hanno reso l'istituto un vero "cenacolo" di spiritualità e di arricchimento culturale. Il Papa - ha detto il segretario di Stato - "segue le vostre attività scientifiche, pastorali e dottrinali e conosce bene il prezioso collegamento che il Collegio opera tra Roma, cuore del mondo cattolico, e la tradizione della Russia cristiana". Rievocando la storia del Russicum, il cardinale Bertone ha fatto riferimento al cardinale Luigi Sincero, presidente della Commissione vaticana pro Russia, che partecipò all'inaugurazione attorniato da altri porporati, prelati e rappresentanti del clero orientale; e ai rettori che si sono succeduti, in modo speciale al padre Paul Mailleux, delegato del preposito generale per le opere e l'apostolato russo della Compagnia di Gesù dal 1964 al 1973 e rettore del Pontificio Collegio dal 1966 al 1977, al quale nella stessa giornata è stato dedicato un simposio nel venticinquesimo della morte.
L'Istituto - ha commentato il porporato - "è stato sin dall'inizio un centro di provvidenziale azione missionaria ed evangelizzatrice", tanto che Pio XI volle porlo sotto la protezione di Teresina del Bambino Gesù, patrona delle Missioni. Qui, infatti, gli studenti si preparano con spirito missionario a servire i fedeli che vivono dal Baltico al Mar Nero, compresi i vasti territori dell'Asia settentrionale. Negli "anni d'oro" del Collegio, essi dovevano impegnarsi per una intensa vita:  debemus preparere martyres. Oggi i tempi sono mutati - ha spiegato il cardinale Bertone - "ma resta sempre attuale e prioritaria l'esigenza fondamentale che intuì la piccola Teresa:  portare l'amore nel cuore di ogni realtà". Chiamata a realizzare tale vocazione a contatto con la Chiesa ortodossa russa, la comunità del Collegio dopo il Vaticano II sta vivendo una nuova era carica di speranze e di frutti. "È la stagione - ha detto il segretario di Stato - del dialogo, dell'incontro fraterno che favorisce l'ascolto e il rispetto reciproco, ponendo così le basi per un promettente e fecondo cammino ecumenico". Ospitando infatti alunni dell'Europa centro-orientale - cattolici di rito latino, ortodossi, greco-cattolici - esso si pone come luogo d'incontro dove si cresce nell'apertura e nel rispetto reciproci, fondamento di ogni autentico dialogo ecumenico. In tal senso - ha aggiunto - è importante acquisire una solida spiritualità, che è alla base di ogni "successo" apostolico ed è sorgente di unità e di fraterna cooperazione. "Rendendo fruttuosa ed efficace la comunione con Gesù - ha concluso - i cristiani costruiscono pazientemente quella rete di rapporti che superano e rimarginano le divisioni laceranti".
Ad accogliere il segretario di Stato sono stati il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, l'arcivescovo segretario Antonio Maria Vegliò, e il rettore, padre Alojz Cvikl, che celebra il venticinquesimo di sacerdozio.
Prima della preghiera liturgica il cardinale Sandri ha rivolto parole di benvenuto al cardinale Bertone, quindi, rivolgendosi agli studenti, ha esortato a non dimenticare mai la responsabilità di conoscere i tesori delle Chiese orientali e della Chiesa latina e poi di far conoscere il patrimonio orientale quale immenso dono destinato a tutta la Chiesa. "La conoscenza appassionata delle diverse componenti dell'unico mistero ecclesiale - ha detto - è la migliore garanzia perché si sviluppi quella sensibilità ecumenica esigita dalle sfide che la Chiesa incontra nel mondo".

(©L'Osservatore Romano - 17 maggio 2008)