di Roberta Gisotti
100 anni fa, nel 1917, Benedetto XV istituiva la Congregazione per le Chiese orientali e il Pontificio istituto orientale. In questa ricorrenza Papa Francesco ha celebrato, stamane, una Messa nella basilica romana di Santa Maria Maggiore. Se “allora infuriava la Prima guerra mondiale”, oggi viviamo – ha ripetuto nella sua omelia – “un’altra guerra mondiale, anche se a pezzi.”
“E vediamo tanti nostri fratelli e sorelle cristiani delle Chiese orientali sperimentare persecuzioni drammatiche e una diaspora sempre più inquietante.”
“Questo fa sorgere delle domande, tanti perché” al Signore
“Vediamo i malvagi, che senza scrupoli fanno i propri interessi, schiacciano gli altri, e sembra che a loro le cose vadano bene: ottengono quello che vogliono e pensano solo a godersi la vita.
Questi ‘perché’ ricorrono anche nella Sacra Scrittura, ce li poniamo tutti” ha detto Francesco. E, la risposta è nella stessa Parola di Dio, che tiene un libro di memorie “per coloro che lo temono e che onorano il suo nome.”
“Dio non dimentica i suoi figli, la sua memoria è per i giusti, per quelli che soffrono, che sono oppressi e che si chiedono ‘perché?’, eppure non cessano di confidare nel Signore.”
E “c’è un modo - ha raccomandato Francesco - per fare breccia nella memoria di Dio: la nostra preghiera”.
“Quando si prega ci vuole il coraggio della fede: avere fiducia che il Signore ci ascolta, il coraggio di bussare alla porta”.
“Il Signore lo dice: ‘chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto’.”
“Ma mi domando la nostra preghiera è veramente così? Ci coinvolge veramente, coinvolge il nostro cuore e la nostra vita? Sappiamo bussare al cuore di Dio?”
La risposta di Dio Padre sarà oltre le nostre aspettative:
“L’uomo bussa con la preghiera alla porta di Dio per chiedere una grazia. E lui, che è Padre, mi dà quello e di più: il dono, lo Spirito Santo”.
Dunque, ha concluso Francesco: “impariamo a bussare al cuore di Dio! E impariamo a farlo coraggiosamente.”
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