Non si sporchi il sangue dei cristiani

credente sofferenza medio orienteNon si può strumentalizzare il sangue dei cristiani. Non si può offendere la testimonianza di chi ha offerto inerme la propria vita per la pace arruolandone impunemente la memoria nell’esercito dei combattenti di un immaginario scontro di civiltà. E di religione. Sarebbe come aggiungere orrore a orrore. Sacrilegio a sacrilegio. È quanto affermano alcuni pastori delle Chiese mediorientali. Guide spirituali di comunità che da anni, spesso nell’assordante silenzio del grande sistema mediatico, sperimentano sulla propria pelle una sofferenza enorme, dettata dall’odio e soprattutto da inconfessati interessi geopolitici.
La straziante vicenda di don Jacques Hamel, l’anziano prete orrendamente ucciso pochi giorni fa in Normandia, «appartiene alla grande storia del martirio cristiano, come quelle dei martiri recenti delle Chiese in Oriente» e «non merita di essere strumentalizzata », ha dichiarato all’agenzia Fides il vicario apostolico di Aleppo, Georges Abou Khazen. «Sono anni — aggiunge il presule — che noi vescovi del Medio oriente mettevamo in guardia quei poteri occidentali che pur di perseguire i propri interessi non esitavano ad appoggiare i gruppi di invasati che perseguono l’ideologia jihadista. Adesso vedo circolare reazioni feroci, che identificano tutto l’islam con quei gruppi accecati da un’ideologia di odio e di morte che sembra diffondersi dovunque, per vie misteriose. Occorre essere semplici come colombe e astuti come serpenti, come insegna il Vangelo. Ma la furbizia non consiste nel farsi contaminare dal veleno del serpente». È una ferma messa in guardia che arriva dal cuore di una nazione devastata da cinque anni di guerra civile. Parole per molti versi simili a quelle che dal martoriato Iraq ha fatto giungere il patriarca di Babilonia dei Caldei, Louis Raphaël I Sako. «In padre Jacques — ha detto rispondendo alle domande di Gianni Valente per Vatican Insider — si vede in maniera eclatante la piena configurazione a Cristo. Come accadde a tanti martiri della Chiesa, all’arcivescovo Romero e anche ai due preti uccisi nel 2010 nella chiesa di Baghdad, durante la messa, da un assalto quaidista. Il loro sangue si è mescolato con il sangue di Cristo». Tuttavia, guai a chi usa strumentalmente queste vicende per criminalizzare l’islam o contro le politiche migratorie. «Chi fa questa scelta, profana il martirio cristiano. Ridurre tutto ad appelli e iniziative per fomentare l’indignazione mi sembra una blasfemia sacrilega, davanti al martirio di padre Jacques e di tutti gli altri. Questi rinnegano e oltraggiano padre Jacques più di quanto fanno gli ispiratori dei loro carnefici». (fabrizio contessa)

© Osservatore Romano - 30 luglio 2016