Appello della Chiesa caldea ai musulmani moderati

Baghdad 4689967612b4eBAGHDAD, 6. «I musulmani moderati devono reagire alla follia distruttrice dello Stato islamico e cercare di interagire con tutta la popolazione e di collaborare con il resto della società. Solo così possono fare il bene comune, il bene di tutta la gente e quindi anche il loro bene». È quanto ha sottolineato monsignor Shlemon Warduni, vescovo ausiliare di Babilonia dei Caldei, in merito agli ultimi tragici episodi che stanno insanguinando diverse regioni del pianeta. «Il mio appello — ha spiegato il vescovo ausiliare nel corso di un’intervista al sito Vatican insider — è rivolto agli islamici moderati: loro sanno che avere fede significa accogliere la volontà di Dio. Per noi cristiani va sempre peggio». Rimanere cristiani in Iraq è sempre più difficile e pericoloso, stessa situazione anche per le altre minoranze religiose del Paese.
«La situazione in Iraq — ha precisato monsignor Warduni — si aggrava ogni giorno. Pur in condizioni disperate, il nostro impegno sul territorio — assicura a nome della locale comunità cattolica — è quello di preservare spazi di dialogo. Al bene comune serve il buon senso. E invece purtroppo sta prendendo sempre più campo il fanatismo e per questo va tutto male». Secondo il vescovo ausiliare di Babilonia dei Caldei, l’unico argine possibile per fermare l’avanzata dei jihadisti è «solo una reazione dei sunniti moderati. I fondamentalisti fanatici agli ordini di al-Baghdadi — ha spiegato il presule — non hanno mai letto le sacre Scritture altrimenti saprebbero che Dio è misericordioso. Quelli che sono contrari al dialogo fanno il male di tutti, per questo è determinante il ruolo dei musulmani moderati». Il vescovo non ha dubbi nell’affermare che «il prevalere del moderatismo equivale alla vittoria del bene comune ed è l’unica salvezza in questa situazione esplosiva per l’intero scacchiere internazionale. Deve essere una priorità geopolitica per l’occidente e per le Nazioni Unite. Se in Iraq e nel resto del Medio oriente stiamo così male — ha sottolineato monsignor Warduni — è proprio perché il mondo tace, non fa niente. E così noi cristiani siamo in mezzo, tra due fuochi. Come le altre minoranze cerchiamo soltanto di sopravvivere, ma quando usciamo di casa la mattina non sappiamo se vi faremo ritorno la sera. Siamo minacciati, attaccati, perseguitati. Gli spietati miliziani dello Stato islamico non hanno misericordia, non hanno Dio. Uccidono senza un barlume di umanità». Nell’ultimo anno, poco più di centoventicinquemila cristiani sono stati costretti a fuggire dai loro villaggi solo perché hanno scelto di rimanere cristiani rifiutando le condizioni imposte dallo Stato islamico.

© Osservatore Romano - 6-7 luglio 2015