Il patriarca Raï su libertà di culto e diritto di famiglia

Bechara Rai 2BEIRUT, 30. La conversione a un’altra religione non può essere un espediente per aggirare la legge sulla famiglia e ottenere il divorzio. È quanto, in sostanza, ha affermato il cardinale Béchara Boutros Raï, patriarca di Antiochia dei Maroniti, che ha messo in guardia da un fenomeno che recentemente sta diffondendosi tra i fedeli maroniti, sintomo di uno smarrimento spirituale e morale.
Inaugurando l’anno giudiziario dei tribunali ecclesiastici del patriarcato, Raï ha detto che «non possiamo considerare come una libertà di credo o di coscienza l’intenzione di cambiare religione al fine di ottenere un divorzio e rompere il sacro vincolo del matrimonio». I cittadini libanesi, infatti, in materia di diritto di famiglia soggiacciono non alla legge statale ma alla legisla- zione prevista dalla propria religione di appartenenza. «Le coppie di maroniti che, per divorziare, vogliono cambiare la loro confessione per un altro rito cristiano o per la religione musulmana — ha affermato — diffondono una piaga dolorosa. Queste coppie sappiano che cambiando confessione o religione disprezzano la loro chiesa e le chiese a cui si affiliano o la comunità musulma- na che scelgono». Se da un punto di vista religioso, ha aggiunto, si tratta di un «peccato», dal punto di vista giuridico è «una breccia nella legge del 2 aprile del 1951 che dispone la competenza dell’autorità ecclesiastica sul ma- trimonio.

© Osservatore Romano - 31 dicembre 2016