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Raccolte dal team di investigatori delle Nazioni Unite. Prove indiscutibili sui crimini dell’Is in Iraq L'Osservatore Romano

Karim Asad Ahmad Khan(Anna Lisa Antonucci) «Prove indiscutibili» degli atroci crimini commessi dal sedicente stato islamico (Is) in Iraq sono state raccolte sul campo dal team di investigatori delle Nazioni Unite. Lo ha dichiarato, di fronte al Consiglio di sicurezza dell’Onu, Karim Asad Ahmad Khan, capo della squadra investigativa incaricata di
portare il cosiddetto Stato islamico dell’Iraq e del Levante a rendere conto dei suoi crimini (Unitad), team cui di recente è stato rinnovato il mandato. Ad esempio il racconto della testimonianza di un uomo della comunità yazida sopravvissuto al massacro sulle montagne del distretto di Sinjar il 3 agosto 2014, ha dato ai membri del Consiglio di sicurezza la piena misura della gravità dei crimini commessi dai terroristi.Quel giorno, secondo quanto raccontato dal testimone, i combattenti dell’Is hanno preso il controllo dell’area e dei villaggi circostanti, causato la fuga di decine di migliaia di civili yazidi e catturato e ucciso circa 7.000 uomini, donne e bambini. I membri dell’organizzazione terroristica hanno anche assediato la città di Kocho per dodici giorni e giustiziato quasi 400 uomini al grido di «Dio è grande». Ben 850 donne e bambini sono stati portati a est di Sinjar prima di essere uccisi e sepolti, a volte sepolti vivi, in una fossa. La moglie e le figlie dell’uomo sono state vendute come schiave in Iraq e Siria, e solo 19 dei 1.250 abitanti di Kocho sono sopravvissuti allo sterminio.
Oltre a raccogliere testimonianze come questa il team degli investigatori delle Nazioni Unite, composto da 107 membri tra cui investigatori, avvocati, esperti forensi e specialisti nella protezione e nel sostegno dei testimoni, di cui il 53 per cento sono donne, ha iniziato a raccogliere prove indiscutibili dei crimini commessi, attraverso l’analisi del Dna e la balistica, la scansione laser delle scene del crimine, la digitalizzazione di prove documentali e la raccolta di dati forensi cruciali nelle fosse comuni. Di fronte al Consiglio di sicurezza dell’Onu, il capo della squadra investigativa ha sottolineato con favore lo sforzo di Baghdad per approvare una legislazione che persegue gli atti commessi dall’Is come crimini di guerra, crimini contro l’umanità e genocidio. È essenziale infatti che il Paese combatta l’impunità perché fare giustizia, è stato sottolineato, fa parte della ripresa di una nazione. In questo contesto, è fondamentale continuare a rispettare la Carta delle Nazioni Unite, le risoluzioni del Consiglio di sicurezza, la sovranità dell’Iraq, coordinando il più possibile le attività del team con le autorità irachene.
Infatti, il governo iracheno ha chiesto, all’Unitad di affrontare la questione da una prospettiva strettamente giuridica e di presentare le prove raccolte alle autorità locali competenti per aprire il procedimento giudiziario.
L’Iraq ha confermato l’intenzione di rafforzare la cooperazione con il team, ritenendo allo stesso tempo che gli autori dei crimini debbano essere consegnati alla giustizia in Iraq per dimostrare alle famiglie delle vittime che sarà fatta giustizia.
L'Osservatore Romano, 29-30 novembre 2019.