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Sono a Roma i 33 profughi arrivati con il corridoio umanitario da Lesbo. Il valore dell’accoglienza

corridoi 2019 12 05 154239«Mi rivolgo ai cardinali, ai vescovi, ai presbiteri, ai religiosi: apriamo, a cominciare da me, le nostre canoniche, i conventi, i monasteri per ospitare ognuno almeno una famiglia dei campi profughi di Lesbo. Le risorse ci sono».
È questo l’appello lanciato in conferenza stampa dall’elemosiniere pontificio, il cardinale Konrad Krajewski, che ha accompagnato i 33 profughi arrivati oggi a Fiumicino dall’isola greca di Lesbo. L’operazione è stata possibile grazie a un corridoio umanitario organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio in accordo con i governi italiano e greco.Papa Francesco «è colui che crea ponti e oggi abbiamo lanciato questo ponte che si chiama corridoio umanitario. Una cosa totalmente evangelica» ha sottolineato il cardinale Krajewski. «Oggi — ha ricordato — in tutto il mondo viene letto il brano della moltiplicazione dei pani e dei pesci. Con la gente di buona volontà possiamo moltiplicare i corridoi. Questo è il miracolo, perché Gesù aveva compassione». A maggio scorso c’erano 7000 persone nei campi; oggi ce ne sono oltre 15.000, tra cui 800 bambini non accompagnati. «La loro speranza si ferma in Grecia», ha aggiunto l’elemosiniere, rimarcando che «l’avvento è il tempo che dice: svegliatevi!. Anche questo primo corridoio in Europa vuol dire a tutti noi: svegliatevi!». I profughi sono stati accolti dal fondatore della Comunità di Sant’Egidio, Andrea Riccardi, che li ha definiti «ospiti come in famiglia e come in casa». I profughi giunti a Fiumicino sono di varia nazionalità: giovani e famiglie con minori ed anziani dell’Afghanistan, donne del Camerun e del Togo. Hanno vissuto molti mesi nel campo di Moria in condizioni precarie. «I corridoi umanitari sono l’inizio di un processo, che vogliamo sia condiviso da tutti i paesi europei» ha affermato ancora Riccardi.

© Osservatore Romano - 5 dicembre 2019