Nel pomeriggio, l'incontro di Benedetto XVI con il Consiglio ecumenico ceco
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- Creato: 27 Settembre 2009
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Questo pomeriggio il Papa incontrerà all’arcivescovado di Praga gli esponenti del Consiglio ecumenico della Repubblica Ceca. Subito dopo si terrà nel Castello di Praga l’incontro col mondo accademico. A salutare il Papa saranno il rettore magnifico e uno studente della celebre università fondata nel 1348 dall’imperatore Carlo IV: si tratta del più antico ateneo dell’Europa centrale. Praga è sempre stata un vivacissimo centro culturale: è tuttavia molto diffuso l’ateismo. Di fronte a questa situazione quali sono i rapporti tra i cattolici, che sono circa il 30% della popolazione ceca, e le altre confessioni cristiane che toccano il 7%? Sergio Centofanti lo ha chiesto al vescovo di Plzeň, mons. František Radkovský, responsabile per l’ecumenismo della Conferenza episcopale ceca.
R. – Sono molto buoni, perché adesso è chiaro per tutti i cristiani che collaborare è molto importante. Si dice che siamo una società, una nazione atea: il 20% circa delle persone si dichiarano atee, un altro 20% invece sono – si può dire – gli indecisi, cioè non appartengono ad alcuna religione. Per quanto riguarda l’ecumenismo, Chiesa cattolica, Chiesa evangelica, Fratelli boemi, Chiesa nazionale hussita e Chiesa evangelica della Slesia riconoscono reciprocamente il Sacramento del Battesimo. Un’altra cosa che condividiamo è l’accordo tra Stato e Chiese sulla presenza dei cappellani nelle Forze armate, nelle prigioni e negli ospedali. Queste sono cose molto pratiche. Abbiamo collaborato positivamente anche nelle trattative tra Stato e Chiese sui beni che sono stati tolti alle varie comunità ecclesiali dal regime comunista. Questo accordo però non è stato accolto favorevolmente dal Parlamento, ma è stato un segno di unità tra tutte le Chiese. Si vede che anche a livello pratico ci sono delle azioni comuni molto incoraggianti.
D. – Sono state quindi risanate le ferite del tempo di Hus?
R. – Sicuro, anche se in fondo qualcosa rimane. Posso però dire che queste ferite si stanno risanando sempre di più.
© Radio Vaticana - 27 settembre 2009
R. – Sono molto buoni, perché adesso è chiaro per tutti i cristiani che collaborare è molto importante. Si dice che siamo una società, una nazione atea: il 20% circa delle persone si dichiarano atee, un altro 20% invece sono – si può dire – gli indecisi, cioè non appartengono ad alcuna religione. Per quanto riguarda l’ecumenismo, Chiesa cattolica, Chiesa evangelica, Fratelli boemi, Chiesa nazionale hussita e Chiesa evangelica della Slesia riconoscono reciprocamente il Sacramento del Battesimo. Un’altra cosa che condividiamo è l’accordo tra Stato e Chiese sulla presenza dei cappellani nelle Forze armate, nelle prigioni e negli ospedali. Queste sono cose molto pratiche. Abbiamo collaborato positivamente anche nelle trattative tra Stato e Chiese sui beni che sono stati tolti alle varie comunità ecclesiali dal regime comunista. Questo accordo però non è stato accolto favorevolmente dal Parlamento, ma è stato un segno di unità tra tutte le Chiese. Si vede che anche a livello pratico ci sono delle azioni comuni molto incoraggianti.
D. – Sono state quindi risanate le ferite del tempo di Hus?
R. – Sicuro, anche se in fondo qualcosa rimane. Posso però dire che queste ferite si stanno risanando sempre di più.
© Radio Vaticana - 27 settembre 2009