KIRKUK, 80 GIOVANI PER RIDARE SPERANZA AL VILLAGGIO DI LEVO

L'Iraq di oggi non è solo odio e violenza ma esprime anche gesti di bene e di solidarietà. E' la testimonianza che arriva da un gruppo di oltre 80 giovani, appartenenti alla fraternità Emmaus di Kirkuk, che per cinque giorni si sono recati nel villaggio di Levo, 250 case, situato a nord di Zakho vicino la frontiera turca, dove hanno trovato rifugio diverse famiglie cristiane di Mosul e Baghdad, in fuga dalla violenza settaria. "Sono stati cinque giorni di preghiera e di solidarietà - spiega al Sir suor Anna, dell'arcidiocesi di Kirkuk - in un luogo dove la gente non ha nulla, privata anche della sua dignità. Non ci sono scuole, solo una elementare, non c'è ospedale, non ci sono mezzi di trasporto, non c'è lavoro. Esiste una chiesa dove si celebra solo la domenica poiché il parroco non risiede nel villaggio. Manca la pastorale, la catechesi. Gli abitanti di questo villaggio sono costretti ad andare in città vicine, per cercare lavoro, nella speranza di costruirsi un futuro". "In questi cinque giorni i giovani della fraternità hanno aiutato queste persone a pregare, dialogare, progredire e soprattutto a sperare, attraverso tante attività e con gesti concreti come visite alle famiglie più bisognose, portando loro aiuto concreto. Con i giovani anche un medico che ha potuto visitare diversi malati somministrando medicine e cure gratuitamente".

© SIR - 28 settembre 2009