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Ha invitato a riedificare la casa comune europea

di Mario Ponzi
"C'ero anch'io quando la democrazia ha mosso i primi passi in Cecoslovacchia". Il cardinale Giovanni Coppa, con ancora negli occhi le immagini familiari di una terra che ha rivisitato con il Papa, dopo averla in qualche modo servita come nunzio apostolico, ricorda. Ricorda i giorni immediatamente successivi alla rivoluzione di velluto. "Mi sentivo imbarazzato - dice il cardinale - davanti a tanti sacerdoti che incontrandomi si inchinavano e volevano baciare il mio anello. "Sono io - dicevo loro - che devo inchinarmi davanti a voi, davanti al vostro coraggio, davanti alla vostra sofferenza". Era una sofferenza che si leggeva inconfondibilmente sui loro volti. La Chiesa usciva da un periodo di buio fitto e tornava a rivedere la luce. Ricordo che durante la prima messa celebrata in cattedrale ho detto ai fedeli che la gremivano, di sentirmi piccolo di fronte a loro, poiché avevano tanto sofferto per la loro fede e per la Chiesa. "Io - ricordo di aver detto - sono qui a rappresentare uno più grande di me, il Papa. Salendo all'altare, proclamando la parola di Cristo, svolgo la mia missione. Ma in tanti anni non ho mai sofferto quello che avete sofferto voi per la vostra Chiesa. Dunque mi sento veramente piccolo di fronte a voi". Ed ero estremamente sincero e convinto di quanto dicevo; la repressione era stata dura, aveva lasciato ferite profonde, difficili da rimarginare. Ma la gioia era tanta". Tra le impressioni più vive che conserva nella mente, il cardinale Coppa ricorda la fierezza di quanti lo avvicinavano per dichiarare la loro appartenenza alla Chiesa universale e dunque la loro fedeltà al Papa. "E vivevano questa loro appartenenza - dice il cardinale - con grande coerenza".
Negli anni successivi il lavoro di ricostruzione materiale e spirituale del tessuto sociale ha richiesto notevoli sforzi. "Passato il momento dell'entusiasmo - ricorda il porporato - la gente capì che si doveva rimboccare le maniche". Del resto il crollo del comunismo pose il Paese di nuovo al centro dell'Europa e non solo geograficamente. "Un grande impulso a ricominciare con entusiasmo - dice il cardinale - venne da Giovanni Paolo II. Mi ricordo le sue visite e devo dire che mi colpì una cosa:  la risposta della gente andò via via diminuendo, dalla prima visita del 1990 sino all'ultima del 1997. Anzi per me è stata una sorpresa vedere quanta gente si è stretta attorno a Benedetto XVI, soprattutto a Brno e a Stará Boleslav. Ma non solo. Sotto la nunziatura c'è stata sempre tanta gente ad aspettare il Papa al suo rientro per salutarlo. E in una città notoriamente agnostica non è stata cosa da poco".
L'impressione è che lo spirito con il quale Praga ha accolto il Papa sia stato certamente diverso da quello pronosticato alla vigilia. Anzi si può dire che man mano che trascorrevano le ore la presenza di Benedetto XVI scaldava sempre più gli animi. Un dato reso evidente dal mutare del tono degli articoli dei giornali pubblicati nei giorni della visita:  dagli accenti aspri, a volte irridenti della vigilia, si è infatti passati a toni più concilianti e via via sempre più sorpresi dall'amabilità del Papa, dal suo parlare pacato ma chiaro, dall'affetto dimostrato nei confronti del popolo ceco. "È il segnale di quanto dicevo poc'anzi - spiega il cardinale Coppa - e cioè che la gente ha apprezzato molto Benedetto XVI". Resta tuttavia ancora molto da fare per riavvicinare le persone alla fede viva. È non è un compito facile in questa terra, dove nei secoli le vicende storiche si sono sovrapposte lasciando lacerazioni e conflitti irrisolti, ferite non cicatrizzate e contraddizioni non riconciliate racchiuse in un crogiolo di popoli che furono Boemia e Moravia asburgiche, Slovacchia ungherese, Slesia austriaca. "Ma io sono certo che la Chiesa nella Repubblica Ceca - dice il cardinale - abbia la forza per farcela. Del resto basta guardare al buon lavoro di preparazione fatto in questa occasione. È una Chiesa cresciuta molto in questi anni. Mi auguro che adesso riesca a sanare le controversie che ancora sono aperte con lo Stato e che si possa dedicare ancora più intensamente al lavoro pastorale, soprattutto con i giovani che hanno dato una bella dimostrazione della ricchezza spirituale da cui sono animati".
La visita del Papa porterà sicuramente frutti in questo senso. Il cardinale ne è certo:  "Era ciò che ci voleva in un momento come questo. E non solo per la Repubblica Ceca. Mi trova d'accordo con quanto ha detto il cardinale Dziwisz:  questa visita può essere realmente l'inizio della riscoperta dell'Europa fondata sull'unità della fede. Anch'io credo che possa essere l'avvio di un nuovo modo di interpretare la comune casa europea".

(©L'Osservatore Romano - 1 ottobre 2009)