Islam in Francia e Islam di Francia: la sfida di Macron - Jean Duchesne

La moschea di Strasburgo Francia Shutterstock comLa soluzione non è nelle mani di presidenti, ma in quelle dei musulmani europei, che devono cercarla nella stessa tradizione coranica

Il presidente francese Emmanuel Macron ha l’ambizione di rinnovare tutto, ma deve affrontare i problemi che i suoi predecessori non sono stati in grado di risolvere, e ai quali né la trasformazione del paesaggio politico, né l’evoluzione della legislazione, né i grandi progetti forniscono una soluzione.

Tra le questioni imbarazzanti che si trascinano, c’è quella dell’integrazione della religione islamica nella società francese. La République si vuole laica, ma riconosce la libertà di coscienza e l’esistenza di “culti”. Tali culti devono essere gestiti da associazioni ufficiali, che godono di diritti ma che sono sottoposte alle sue leggi.

Questo sistema, eretto progressivamente attraverso il negoziato e il compromesso soltanto nel XX secolo, dopo la separazione conflittuale tra lo Stato e la Chiesa nel 1905, è stato concepito per e con i cattolici, e marginalmente i protestanti e gli ebrei. Può essere applicato all’Islam?

La terminologia ufficiale è già in sé significativa: l’obiettivo non è organizzare l’Islam in Francia, ma un Islam di Francia. Detto altrimenti, non si tratta semplicemente di prendere atto della pluralità di correnti islamiche nel Paese e chiedere loro di organizzarsi e dotarsi di un’istanza comune e rappresentativa che diventerebbe l’interlocutore di cui i poteri pubblici hanno bisogno. L’idea è piuttosto creare una sorta di Islam nazionale che, senza cancellare le differenze al suo interno, riesca a conciliare l’appartenenza religiosa con la cittadinanza e l’adesione ai “valori” condivisi dal resto dei francesi.

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