Spirito di unità

pietro e andrea abbraccio ecumenico 2 fill 259x387Anglicani e ortodossi orientali oggi sicuramente più che ieri si trovano a vivere «insieme» in diversi paesi, a condividere «la testimonianza cristiana e l’impegno civico» in uno stesso contesto sociale.

Per questo «non si tratta più di parlare delle Chiese di “Oriente” o di “Occidente”», ma occorre guardare alle Chiese come di «comunità globali». È quanto si legge nel comunicato conclusivo della riunione della Commissione internazionale anglicana-ortodossa orientale che si è tenuta nei giorni scorsi ad Atchaneh, in Libano, presso la residenza patriarcale siro ortodossa. In questa ottica va letto anche l’annuncio, avvenuto nel corso dei lavori, della pubblicazione della storica dichiarazione congiunta sullo Spirito santo. Firmata giusto un anno fa a Dublino al termine di un approfondito lavoro teologico, la dichiarazione intitolata «La processione e l’opera dello Spirito santo» affronta la spinosa questione del Filioque, che come è noto storicamente rappresenta uno dei principali punti di divisione teologica tra la Chiesa cattolica e il mondo ortodosso. 

Già nel 2015 gli esperti della commissione internazionale avevano convenuto sulla necessità di «omettere» nella formulazione del simbolo di fede la formula relativa al Filioque. Da qui è scaturito l’accordo raggiunto lo scorso anno e firmato allora dai due co-presidenti, il vescovo anglicano di Saint Asaph, Gregory Cameron, e il metropolita Bishoy di Damiette della Chiesa copta ortodossa, morto solo pochi giorni fa e alla cui memoria è stata dedicata la pubblicazione del documento. L’accordo afferma: «Accettiamo che il Credo niceno-costantinopolitano, basato sulle Scritture, è inteso a implicare l’eterna processione dello Spirito Santo. Pertanto, le Chiese ortodosse orientali considerano l’aggiunta di Filioque come un errore poiché rompe l’ordine all’interno della Trinità e mette in discussione il ruolo del Padre come fonte, causa e principio del Figlio e dello Spirito. La tradizione anglicana, tuttavia, vede la clausola del Filioque come un’interpolazione, inserita in modo irregolare nel testo del Credo e priva di qualsiasi autorizzazione canonica».

© Osservatore Romano - 8 novembrer 2018