Il dialogo teologico fra le Chiese cattolica e ortodossa. Nodi sul cammino

Abbraccio di un nuovo inizio fill 278x197Andrea Palmieri, Sotto-segretario del Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani  -- 
Il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa, portato avanti dalla Commissione mista internazionale, fin
dalla sua istituzione è stato concepito non tanto come un forum puramente accademico ma come riflessione condivisa di pastori e teologi delle due Chiese su alcuni temi teologici essenziali nella prospettiva del futuro ristabilimento della piena comunione fra cattolici e ortodossi. A motivo della natura prettamente ecclesiale della commissione, è ben comprensibile che il cammino del dialogo sia condizionato dagli eventi vissuti da ciascuna Chiesa.
In tal senso, il dialogo teologico è stato incoraggiato e sostenuto dai tanti e significativi incontri fra cattolici e ortodossi che hanno avuto luogo nel 2018. Tra gli eventi più rilevanti occorre ricordare innanzitutto la giornata di preghiera e di riflessione sulla pace in Medio oriente, tenutasi il 7 luglio a Bari, con la partecipazione di Papa Francesco e dei patriarchi e dei capi delle Chiese del Medio oriente. Per le Chiese ortodosse erano presenti il patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo i, il patriarca greco ortodosso di Alessandria Teodoro ii e rappresentanti del patriarcato greco ortodosso di Gerusalemme, del patriarcato di Mosca e della Chiesa di Cipro. Vanno menzionate inoltre le visite a Papa Francesco del patriarca ecumenico Bartolomeo i (23-26 maggio) e del metropolita delle Terre ceche e della Slovacchia Rastislav (9-12 maggio). Infine, sono stati rinnovati il tradizionale scambio di delegazioni tra la Santa Sede e il patriarcato ecumenico in occasione delle feste dei santi patroni (rispettivamente il 29 giugno a Roma e il 30 novembre a Istanbul), la commemorazione dell’incontro tra Papa Francesco e il patriarca di Mosca Kirill (il 12 febbraio a Vienna), le collaborazioni culturali e lo scambio di studenti con il patriarcato di Mosca e la Chiesa di Grecia.
D’altro canto, nella seconda metà dell’anno da poco concluso, si è presentata una sfida per il dialogo teologico a causa dell’acuirsi delle tensioni fra il patriarcato ecumenico e il patriarcato di Mosca, per la questione dell’ortodossia in Ucraina. Le iniziative intraprese dal patriarcato ecumenico in vista della concessione dell’autocefalia alla Chiesa ortodossa ucraina hanno suscitato la forte reazione del patriarcato di Mosca, che considera l’Ucraina suo territorio canonico e vede, quindi, le iniziative del patriarcato ecumenico come ingerenze non canoniche nei propri affari interni. Nonostante la posizione di assoluta neutralità della Chiesa cattolica sulla questione dell’autocefalia ucraina, è gravida di conseguenze potenzialmente negative sul lavoro della Commissione mista internazionale la decisione del Santo sinodo del patriarcato di Mosca presa il 14 settembre, in seguito alla nomina del patriarcato ecumenico di due esarchi per l’Ucraina, secondo la quale, tra le altre cose, si vieta la partecipazione di rappresentanti del patriarcato di Mosca a tutte le commissioni presiedute da un vescovo del patriarcato ecumenico.
In questo contesto, fatto di luci e di ombre, dal 13 al 19 novembre si è tenuta presso il monastero di Bose la riunione del Comitato di coordinamento della Commissione mista internazionale per il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa. Alla riunione, copresieduta dal cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, e dall’arcivescovo Job di Telmessos, rappresentante del patriarcato ecumenico presso il Consiglio ecumenico delle Chiese, hanno partecipato dieci membri cattolici e nove membri ortodossi in rappresentanza di diverse Chiese. A causa della sopramenzionata decisione sinodale, non hanno partecipato i rappresentanti del patriarcato di Mosca.
Non è la prima volta che i rappresentanti russi non partecipano a una riunione della Commissione mista internazionale per reazioni a iniziative del patriarcato ecumenico. Qualcosa di simile era successo in occasione della sessione plenaria della commissione tenutasi a Ravenna nel 2007, quando i rappresentanti del patriarcato di Mosca avevano abbandonato i lavori a causa della partecipazione di una delegazione della Chiesa ortodossa di Estonia, riconosciuta dal patriarcato ecumenico.
Malgrado l’assenza dei rappresentanti del patriarcato di Mosca, il Comitato di coordinamento è stato concorde nel proseguire i lavori. I membri ortodossi si sono richiamati a una decisione presa anni addietro nel contesto degli incontri in preparazione del Grande concilio pan-ortodosso, in base alla quale l’assenza di rappresentanti di una o più Chiese ortodosse non comporta la sospensione del dialogo. Inoltre, è stato osservato che nell’ultimo decennio il patriarcato di Bulgaria non ha mai partecipato alle riunioni della commissione senza che ciò abbia messo in dubbio il proseguimento del dialogo.
Il Comitato di coordinamento ha preso in esame le bozze di due documenti, il primo intitolato Verso l’unità nella fede: questioni teologiche e canoniche, il secondo Primato e sinodalità nel secondo millennio e oggi, preparate da altrettante sottocommissioni miste che avevano ricevuto il loro mandato nella precedente riunione del comitato, tenutasi nel settembre 2017 a Leros, in Grecia, e che si erano riunite nel dicembre 2017 e nel giugno 2018.
Per il limitato tempo a disposizione i membri del comitato hanno ritenuto opportuno rimandare a un momento successivo lo studio del testo Verso l’unità nella fede: questioni teologiche e canoniche e concentrare la loro attenzione sul secondo testo Primato e sinodalità nel secondo millennio e oggi, poiché il tema è sembrato in maggiore continuità con l’ultimo documento approvato dalla Commissione mista internazionale, intitolato Sinodalità e primato nel primo millennio. Verso una comune comprensione al servizio dell’unità della Chiesa (Chieti, 2016).
La bozza di documento, che presenta in modo sintetico le principali linee di sviluppo del rapporto tra primato e sinodalità dall’inizio del secondo millennio ai nostri giorni, sia in Occidente che in Oriente, è stata oggetto di un serio e prolungato esame. Sin dall’inizio della riunione è apparsa chiara la difficoltà di giungere a un’interpretazione condivisa degli sviluppi ecclesiologici della Chiesa cattolica e della Chiesa ortodossa, avvenuti nel corso di un millennio nel quale i cristiani d’Oriente e d’Occidente sono vissuti quasi sempre separati gli uni dagli altri. Tuttavia, proprio a causa della reciproca estraneità che ha caratterizzato la storia delle due Chiese lungo i secoli presi in esame, alla maggior parte dei membri è sembrato utile redigere un documento che possa spiegare come si è realizzato all’interno delle Chiese il rapporto tra primato e sinodalità attraverso le diverse fasi del secondo millennio e il perché di tali sviluppi. In particolare, si è reputato necessario integrare il testo esaminato con una maggiore riflessione teologica sugli elementi essenziali evidenziati dall’indagine storica.
Alla fine dei lavori, si è deciso che le numerose e arricchenti osservazioni dei membri del Comitato di coordinamento dovranno essere recepite nella bozza di documento al fine di rendere il testo più teologicamente strutturato. Di tale compito è stato incaricato un gruppo di redazione, che dovrà incontrarsi per rivedere la bozza di documento in modo da presentare una nuova versione in una prossima riunione del Comitato di coordinamento, prevista nel novembre 2019.
Il buon andamento della riunione del Comitato di coordinamento è stato possibile anche grazie alla generosa e calorosa ospitalità offerta dalla comunità monastica di Bose. I membri del comitato sono stati accolti dal fondatore della comunità, fratel Enzo Bianchi, e dal priore, fratel Luciano Manicardi, i quali hanno rivolto parole di benvenuto ai convenuti nella prima sessione di lavoro.
La partecipazione dei membri cattolici e ortodossi ai momenti di preghiera della comunità ha favorito il crearsi di un clima di intensa spiritualità, del quale le discussioni teologiche hanno sicuramente beneficiato.
In conclusione, il dialogo teologico fra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa si trova in una fase particolarmente delicata. Mentre la Commissione mista internazionale comincia ad affrontare alcune questioni che sono al cuore del contenzioso storico tra le due Chiese, non si può che auspicare che proseguano e si sviluppino sempre più i rapporti tra cattolici e ortodossi e che si rasserenino al più presto le relazioni intra-ortodosse. I frutti del dialogo teologico possono essere accolti e apprezzati soltanto quando i cristiani, camminando insieme, pregando e lavorando insieme, sperimentano la comunione che già li unisce.

© Osservatore Romano - 19 gennaio 2019