Per parlare al mondo con una sola voce

croce-tramontodi RICCARDO BURIGANA

 

«Come i cristiani possono e devono rivolgersi al mondo con una sola voce, manifestando così il cammino ecumenico fatto in questi decenni?»: è il tema centrale del convegno ecu-menico che si tiene dal 9 all’11 aprile a Parigi. L’incontro, che ha come ti-tolo Christ et César, quelle parole pu-blique des Églises?, è promosso con-giuntamente dall’Istituto superiore di studi ecumenici (Iseo) dell’Institut Catholique, dall’Istituto di teologia ortodossa Saint-Serge e dall’Istituto protestante di teologia; le tre istituzioni accademiche parigine rinnovano così una tradizione di collaborazione ecumenica che si manifesta, da anni, anche con la celebrazione di una conferenza annuale.

Il convegno si colloca nell’oriz-zonte delle iniziative, molte delle quali ecumeniche, che vogliono ri-cordare il 1700° anniversario del-l’Editto di Milano, anche se è evi-dente, fin dalla lettura della presen-tazione dell’incontro, come le tre isti-tuzioni accademiche si propongano di andare oltre alla celebrazione di una data tanto importante per la sto-ria del cristianesimo. Si tratta di of-frire un contributo a un ulteriore ap-profondimento della testimonianza ecumenica nella società contempora-nea. «Sono tre i motivi per i quali i cristiani devono parlare al mondo», ha detto Jacques-Noël Pérès, diretto-re dell’Iseo. Il primo è di carattere teologico, perché così richiede la Scrittura e la pluralità delle tradizio-ni cristiane; il secondo, strettamente dipendente dal primo, è di natura spirituale poiché proprio la lettura della Scrittura invita a cambiare la società, soprattutto quando si tratta di promuovere la lotta contro la po-vertà e la salvaguardia del creato. Il terzo motivo è morale: «Le Chiese e i cristiani sono chiamati a garantire che la società sia sempre più frater-na», spiega Pérès, il quale ha osser-vato quanto questo sia un campo nel quale i cristiani possono giocare un ruolo particolare per superare le di-scriminazioni. Il programma del convegno si apre con una riflessione dogmatica ed ecclesiale che affronta la questio-ne del ruolo della Chiesa nello spa-zio pubblico a partire dalla tradizio-ne protestante, per passare poi alle sfide poste dalla nuova evangelizza-zione, che costituisce un punto cen-trale nel cammino ecumenico con-temporaneo. Sempre sulla dimensio-ne pubblica della religione in senso lato si approfondirà poi il caso del Regno Unito alla luce del dibattito in corso, cercando di capire se si tratta di un caso isolato oppure se questo fa parte di una storia di rap-porti tra Chiese e istituzioni politi-che che si sta costruendo in Europa. La sessione successiva è dedicata al-la testimonianza ecumenica delle Chiese nella società, attraverso la presentazione di una serie di casi specifici: dal ruolo dei cristiani nel processo di pacificazione in Nuova Caledonia, sollecitato dal Governo francese in carica, all’opera di rinno-vamento delle Chiese nella Germa-nia Orientale durante la dittatura comunista, al posto e al ruolo della Chiesa ortodossa bulgara nella so-cietà all’epoca del passaggio dalla dittatura alla democrazia. In due momenti distinti verrà di-scusso prima il rapporto con la Scrittura, come fonte privilegiata nel dialogo ecumenico, poi si dedicherà una sessione alla «lezione della sto-ria» per analizzare come, in tempi e luoghi diversi, i cristiani abbiano cercato di risolvere il dilemma di co-me tenere insieme la fedeltà all’evangelo e la presenza nel mon-do. Per questo si parlerà delle istitu-zioni ecclesiastiche a Bisanzio, della «riforma radicale» delXVIsecolo e infine si delineerà «un ecumenismo teologico-politico» che non sia su-balterno alle richieste che provengo-no dalle istituzioni politiche interna-zionali e nazionali, ma sia in grado di offrire un contributo reale e inno-vativo per la riscoperta dei valori cristiani, senza i quali non è possibi-le pensare a una società del XXIse-colo. Strettamente legato alla defini-zione di un «ecumenismo teologico-politico» è la riflessione su come i cristiani possono farsi ascoltare dalle istituzioni e dalla società; si tratta di trovare una strada con la quale usci-re dalle difficoltà che le Chiese e le comunità ecclesiali incontrano nel presentare la loro posizione, soprat-tutto su alcuni temi, come l’acco-glienza dell’altro, sui quali è eviden-te la distanza tra la testimonianza ecumenica e la politica europea. Un momento particolarmente im-portante del convegno sarà la confe-renza del cardinale Béchara Boutros Raï, patriarca di Antiochia dei Maro-niti: il tema del suo intervento è la presenza cristiana in un contesto teo-cratico alla luce dell’esperienza pluri-secolare dei maroniti, che ha assunto nuove forme in questi ultimi anni, anche in conseguenza delle mutate situazioni politiche del Medio Oriente. Questa finestra sul Mediter-raneo risponde a uno degli scopi del convegno, che è rivolto soprattutto alla Francia, anche per le peculiarità della sua storia e della sua legislazio-ne, ma vuole essere un momento di riflessione e di dibattito che va oltre la dimensione locale per sottolineare, ancora una volta, che il dialogo ecu-menico unisce uomini e donne al di là dei propri confini nazionali, recu-perando la vocazione universale alla missione della Chiesa.

 

© Osservatore Romano - 10 aprile 2013