Dalla divisione al confronto

ecumeneUn confronto ecumenico che vuole affrontare le sfide del presente in una prospettiva che va oltre il confronto teologico: così Adriana Bara, direttrice del Centro canadese per l’ecumenismo (Cce), spiega le ragioni degli incontri dedicati a «Le sfide dell’ecumenismo nel mondo di oggi», che si sono svolti a Montréal il 24 e 25 ottobre scorsi. Un evento che assume un significato altamente simbolico alla luce dei drammatici fatti verificatisi nel Parlamento canadese, con l’attentato compiuto da un estremista islamico che ha causato la morte di una persona.
La due giorni di lavori è stata promossa dal Cce in collaborazione con l’arcidiocesi di Montréal, la diocesi anglicana di Montréal, la Concordia University e il Governo canadese per favorire un confronto sul ruolo dei cristiani nella costruzione di una società fondata sull’accoglienza e sul dialogo. Il Centro canadese per l’ecumenismo, che ha iniziato la propria attività negli anni Sessanta, ha pensato questo incontro come un passaggio fondamentale in una fase di ulteriore sviluppo del dialogo ecumenico in Canada. In questa fase, come è stato detto anche in sede di presentazione dell’evento, appare necessario moltiplicare le occasioni di confronto ecumenico tra i cristiani per fornire sempre più elementi di conoscenza sullo stato del dialogo ecumenico, soprattutto per quanto riguarda le iniziative quotidiane, con le quali i cristiani manifestano una profonda unità nella luce di Cristo. Di fronte alle nuove sfide della società canadese, lo sviluppo del dialogo ecumenico costituisce una prima risposta per definire nuovi progetti di collaborazione non solo tra cristiani di tradizioni diverse, talvolta arrivati in Canada da pochi anni, con storie di divisioni e contrapposizioni alle spalle, ma anche tra le religioni in modo da avanzare proposte di carattere interreligioso per riaffermare l’impegno nella lotta contro ogni forma di discriminazione e di violenza nel mondo. Una preoccupazione, emersa con forza, è stata quella della trasmissione del patrimonio teologico, spirituale e culturale del dialogo ecumenico in Canada, del quale il Cce si sente portatore proprio per la sua azione in questi ultimi decenni; per questo è stata sottolineata l’importanza di trovare nuove forme di coinvolgimento delle giovani generazioni nel cammino ecumenico, con l’attivazione di progetti che sappiano vederli protagonisti. Si tratta di pensare a percorsi che sappiano far comprendere la centralità dell’ecumenismo nella testimonianza della fede in una società, sempre più secolarizzata, come quella canadese, che si confronta quotidianamente con la dimensione della riconciliazione delle memorie. Proprio per questo il vescovo Sfântul Ioan Casian, vicario per la Chiesa ortodossa romena in America, ha sottolineato quanto sia importante ricercare un modo nuovo di vivere il cristianesimo nel quale sia evidente la conversione dei cuori in uno stile evangelico, così come il vescovo anglicano di Montréal, Barry B. Clarke, ha insistito sulla necessità di trovare nuove forme per vivere insieme, cattolici, ortodossi e protestanti, la missione della Chiesa in modo da rendere sempre più evidente il comune patrimonio di valori. Di fronte alla difficoltà del dialogo ecumenico, Gilles Routhier, docente all’Università di Laval, ha posto la questione dell’attualità dell’ecumenismo proprio alla luce della lunga stagione della recezione del Vaticano II , che ha affrontato la domanda di come costruire l’unità dei cristiani in termini nuovi, aprendo delle prospettive che hanno dato molti frutti. E monsignor Christian Lépine, arcivescovo di Montréal, ha posto l’accento sulla necessità per i cristiani di vedere gli uni e gli altri come fratelli e sorelle che sono chiamati a conservare e a sviluppare la relazione di amore reciproco nella vita quotidiana, senza negare l’esistenza delle questioni aperte che impediscono la piena e visibile comunione. Due giorni di scambi in uno spirito di condivisione delle gioie e delle difficoltà del dialogo ecumenico in Canada, con molte proposte, per un ulteriore sviluppo di un cammino con il quale i cristiani si propongono di conoscere le proprie tradizioni e di vivere il dono della comunione nella società contemporanea, facendosi pellegrini dell’evangelo.

Riccardo Burigana

© Osservatore Romano - 31 ottobre 2014