Cattolici uniti nel dolore alle famiglie ebraiche e a ogni vittima dell'odio

comunita-cattoliche-espressione-ebraicaIl dolore del Papa e il cordoglio di padre David Neuhaus, vicario patriarcale per le comunità cattoliche di espressione ebraica. Oggi i funerali dei tre giovani studenti della scuola rabbinica rapiti e uccisi in Cisgiordania. A Gerusalemme proseguono le consultazioni del governo. Il timore da parte palestinese è quello di rappresaglie ancora più forti sia a Gaza sia nei Territori.

Daniele Rocchi

  Israele in lutto. Dopo 18 giorni di ricerche a tappeto, ieri le forze di sicurezza israeliane hanno ritrovato, nei pressi del villaggio di Halhul, vicino Hebron in Cisgiordania, i corpi di Eyal Yifrah (19 anni) Gilad Shaar (16) e Naftali Fraenkel (16), i tre giovani studenti di una scuola rabbinica, rapiti il 12 giugno mentre facevano l’autostop per andare a Gerusalemme. Forte la commozione in tutto il Paese che per giorni aveva sperato nella loro liberazione. “Bring back our boys” (riportiamo a casa i nostri ragazzi) è stata la campagna di solidarietà lanciata subito dopo il rapimento che ha visto partecipare migliaia di persone non solo in Israele ma anche fuori. Il 29 giugno a Tel Aviv in ottomila si erano stretti intorno alle famiglie dei tre rapiti insieme al presidente eletto Reuven Rivlin. I funerali si svolgeranno oggi pomeriggio nel cimitero di Modin, a trenta chilometri da Tel Aviv.

La caccia continua. Secondo quanto risulta dalle prime indagini i tre ragazzi sarebbero stati uccisi subito dopo il sequestro, qualcuno pensa addirittura poco dopo la telefonata con la quale uno di loro ha avvertito la polizia del rapimento. Per tentare di liberare i rapiti Israele ha messo in campo un grande numero di militari, in un’operazione definita “Brother’s keeper”, che hanno setacciato l’intera Cisgiordania e soprattutto la zona di Hebron. Durante le ricerche si sono verificati scontri con i palestinesi, cinque dei quali sono rimasti uccisi, 400 arrestati, molti sono membri di Hamas che Israele ritiene il mandante del sequestro e dell’uccisione degli ostaggi. Sono state perquisite centinaia di case. La notte scorsa l’aviazione israeliana ha attaccato 34 obiettivi di Hamas a sud di Gaza dove la tensione resta alta anche a causa del lancio di razzi ad opera di miliziani palestinesi verso la città israeliana di Ashqelon. Il volume delle operazioni dell’esercito resta concentrato soprattutto nella zona di Hebron alla caccia di Marwan Kawasmeh e Amar Abu Ayshe, entrambi membri di Hamas, ritenuti gli esecutori materiali del rapimento e dell’omicidio dei tre giovani. A Gerusalemme, intanto, proseguono le consultazioni di governo. La scorsa notte il Consiglio di difesa del governo israeliano ha discusso a lungo le ripercussioni della uccisione dei ragazzi, senza adottare decisioni operative. Nella serata di oggi il premier Benyamin Netanyahu dovrebbe proseguire le consultazioni. Il timore da parte palestinese è quello di ancora più forti rappresaglie israeliane delle quali non si conosce ancora la durata e la portata. Il proclama “Hamas deve essere sradicata” non fa presagire nulla di buono per il prossimo futuro sia a Gaza che nei Territori. Il presidente dell’Autorità palestinese Mahmoud Abbas, per questo motivo, ha chiesto ai leader mondiali di controllare le reazioni di Israele. C’è, inoltre, il timore concreto che il governo israeliano chieda al leader palestinese di cancellare il patto con Hamas, firmato lo scorso 25 aprile.

La preghiera del Papa e degli israeliani di fede cattolica. “La notizia dell’uccisione dei tre giovani israeliani scomparsi è una notizia terribile e drammatica - ha affermato il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi - l’assassinio di persone innocenti è sempre un crimine esecrabile e inaccettabile, e un gravissimo ostacolo sul cammino verso quella pace per la quale dobbiamo instancabilmente continuare a impegnarci e a pregare. La violenza chiama altra violenza e alimenta il circolo mortale dell’odio”. “Papa Francesco - ha aggiunto il portavoce vaticano - si unisce al dolore inenarrabile delle famiglie colpite da questa violenza omicida e al dolore di tutte le persone colpite dalle conseguenze dell’odio, e chiede a Dio di ispirare a tutti pensieri di compassione e di pace”. “Siamo molto tristi, addolorati. Siamo con tutto il nostro popolo e siamo vicini alle famiglie e agli amici di questi tre ragazzi”. Sono le parole di cordoglio di padre David Neuhaus, vicario patriarcale per le comunità cattoliche di espressione ebraica. “Siamo tristi anche perché i due popoli qui non trovano il modo per vivere insieme. L’odio ha ancora il dominio”. Il Vicariato per i cattolici di lingua ebraica in Israele ha, sin dal primo giorno, seguito la vicenda accompagnando con preghiere e speranza le ricerche. “Preghiamo - ha dichiarato padre Neuhaus - perché si trovi una maniera per convivere. La tristezza non può continuare per sempre. Preghiamo per la consolazione di queste famiglie”. Dal vicario anche la speranza che “la risposta israeliana sia condotta con molta saggezza e non con ancora più violenza che provoca solo odio e rancore nelle persone. Preghiamo perché questo ciclo di odio e violenza cessi e che fatti del genere non si ripetano più”.

© www.agensir.it - 1  luglio 2014