Austria Intervento del cardinale Ayuso Guixot alla conferenza del Kaiciid di Vienna. In dialogo per contrastare i discorsi d’odio - L'Osservatore Romano

ayuso kaiciidIn un’epoca in cui «l’identità religiosa e settaria» viene troppo spesso «usata per giustificare i discorsi d’odio contro gruppi e individui» e in cui «i media sono così attivi sul palcoscenico mondiale nel trasformare le parole in armi», la risposta dei leader e dei credenti di ogni religione dovrebbe essere il dialogo. Lo ha rimarcato il cardinale Miguel Ángel Ayuso Guixot intervenendo mercoledì 30 ottobre alla Conferenza internazionale di due giorni organizzata a Vienna dal “King Abdullah Bin Abdulaziz International Centre for Interreligious and Intercultural Dialogue” (Kaiciid).
Il porporato — che vi rappresenta la Santa Sede presso il Consiglio delle parti, svolgendo anche la funzione di Founding Observer — ha incentrato la propria relazione sul tema della fratellanza umana collegandolo con quello dei lavori: “Il potere delle parole - Il ruolo della religione, dei media e della politica nella lotta contro l’odio”.
Occorrono — ha detto il presidente del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso — «rispetto della propria identità e di quella degli altri e sincerità delle intenzioni» per la «creazione di una civiltà dell’incontro». Altrimenti, ha aggiunto citando Papa Francesco, «l’unica alternativa sarebbe l’inciviltà del conflitto». Infatti, ha commentato, è del tutto «inutile alzare la voce e correre a cercare armi per la nostra protezione: ciò che appare necessario oggi sono gli operatori di pace, non i fomentatori di conflitti; i predicatori della riconciliazione e non gli istigatori della distruzione». E per questo bisogna «guardare non tanto alle nostre divisioni quanto alle nostre “connessioni”», ha commentato attingendo al linguaggio dei nuovi media.
Ecco allora l’importanza, evidenziata dal cardinale Ayuso Guixot, del Documento sulla Fratellanza umana per la pace nel mondo e la convivenza, firmato nel febbraio scorso negli Emirati Arabi Uniti dal Pontefice e dal Grande imam di Al Azhar, in cui il capo della Chiesa cattolica e quello della principale istituzione accademica dell’islam sunnita riconoscono di avere «così tanto in comune in contrasto con quel poco che è superficialmente differente». E «questa consapevolezza — ha proseguito — è anche alla base del nostro desiderio di lavorare insieme» al Kaiciid «per contrastare i discorsi di odio», i cosiddetti hate speech, «e promuovere la convivenza pacifica, che è la ragione del nostro incontro». Occorre allora domandarsi, ha suggerito il presidente del dicastero vaticano, come è possibile «testimoniare i legami comuni» alla luce del Documento di Abu Dhabi, nel quale «non c’è spazio per i discorsi d’odio». Del resto la Dichiarazione contiene indicazioni «per migliorare il dialogo tra persone di fedi e culture diverse, non solo come via per la comprensione reciproca, ma quale mezzo per impedire che la religione divenga veicolo per l’emarginazione di altri e persino per la violenza», secondo quanto indicato dalla nota preliminare di preparazione alla Conferenza nella capitale austriaca.
In proposito il cardinale Ayuso Guixot ha concluso il proprio intervento con un atto di accusa contro «la tragedia della disinformazione che scredita gli altri demonizzandoli e fomentando i conflitti» — come denunciato dal Papa nel messaggio per la Giornata mondiale delle comunicazioni 2018 — e contro «i discorsi d’odio che promuovono esclusione e discriminazione», e con un incoraggiamento «a promuovere una riflessione informata e matura che porti a un costruttivo dialogo e risultati fruttuosi».
© Osservatore Romano  L'Osservatore Romano, 30-31 ottobre 2019