Non musulmani in Cina, ma musulmani cinesi

carolusP. Pietro Messa, ofm

Il frate minore Carlo Orazio da Castorano (1673-1755) è molto importante per comprendere l'intricata vicenda dei riti cinesi che vide confrontarsi e scontrarsi francescani e gesuiti. 

Purtroppo i suoi scritti sono pressoché inediti e tra i primi pubblicati è il Brevis Apparatus et modus agendi ac disputandi cum Mahometanis. Quando il francescano italiano cominciò a gettare le premesse dell’opera si trovava nel Linqing, nello Shandong, un’area caratterizzata sin dal periodo Song (960-1279) e dall’epoca Ming (1368-1644) dalla presenza dei musulmani le cui comunità non erano di musulmani in Cina, ma di musulmani cinesi. L’opera si divide in due parti che rimandano, anche nella struttura a domanda e risposta che caratterizza alcune delle sue pagine, alla tradizione catechetica e controversistica e al desiderio di mostrare una simulazione del dialogo con l’altro, fornendo un esempio di disputa con un musulmano. Con il Brevis Apparatus Castorano ci mostra tutto il suo interesse alla conversione dei musulmani, utilizzando certamente notizie di seconda mano e rivelando i limiti della sua conoscenza, ma indicando un altro possibile cammino all’evangelizzazione della Cina: la conversione dei fedeli di una religione che, come il cattolicesimo, era minoritaria e straniera. 

Carlo Orazio da CastoranoBrevis apparatus et modus agendi ac disputandi cum mahometanis, introduzione di Michela Catto, storia ed edizione di José Martínez Gázquez Nadia Petrus Pons, Edizioni Antonianum, Roma 2021, pp. 246, ISBN 978-88-7257-119-4, euro 24,00.