Quando Karol Wojtyla veniva chiamato "Lolek" da amici ebrei ritrovati decenni dopo a Gerusalemme

(a cura Redazione "Il sismografo") Nel Giorno della Memoria fa piacere presentare ai lettori un piccolo libro - "Gli amici di Lolek" - che in 140 pagine racconta integralmente per la prima volta la storia di un legame fra cinque amici più forte del sangue. Uno di questi giovani diventerà poi Vescovo di Roma con il nome di Giovanni Paolo II, oggi santo. La presentazione del volume racconta: "Una storia che ha fatto il giro del mondo, eppure mai narrata dal principio alla fine. Tre giovani ebrei nella Polonia degli anni Trenta - Jerzy Kluger, Kurt Rosenberg, Ewa, dal cognome rimasto sconosciuto - e Lolek, vezzeggiativo di Karol Wojtyla, cattolico, destinato a diventare sacerdote, poi vescovo e infine papa della Chiesa cattolica. Dapprima, un intreccio semplice: lo studio, la scuola, le confidenze e i progetti per il futuro, i professori, gli amori, le simpatie e le antipatie di quattro ragazzi normali. Un'amicizia come tante, che scorre serena e felice. Poi la drammatica ondata dell'antisemitismo, l'occupazione nazista, i pogrom di Stalin, la guerra e le deportazioni nei gulag e nei campi di sterminio che cambieranno la loro vita per sempre. I quattro amici si perdono di vista per quasi trent'anni, cercandosi a lungo e poi ritrovandosi per caso a Roma e, infine, a Gerusalemme. La penna raffinata del vaticanista Gian Franco Svidercoschi, già autore del bestseller Una vita con Karol (Rizzoli), ricostruisce nei suoi passaggi più cruciali e commoventi una vicenda straordinaria che, nel suo microcosmo, diventa emblematica di uno dei momenti storici più tragici del secolo scorso rivelandosi di stupefacente attualità: in un Terzo Millennio ancora attraversato da una «guerra mondiale a pezzi».
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Prologo di Gian Franco Svidercoschi
Storia di un’amicizia

Quella che vorrei raccontarvi è anzitutto la storia di un’amicizia. Un’amicizia come tante, che  scorre serena e felice, fra quattro ragazzi nati e  cresciuti in Polonia ai primi del Novecento. Il futuro dei quattro giovani ventenni – tre ragazzi e  una ragazza – si prospetta indefinito, ma luminoso, fino al giorno in cui l’oscurità si abbatte su di  loro. È il 1939, l’inizio di uno dei periodi più spaventosi e cruenti che l’umanità abbia mai attraversato. La Seconda Guerra mondiale. La Shoah.  L’Europa martoriata: prima dal nazismo, con i  suoi campi di sterminio, e poi dal comunismo,  con i suoi pogrom e gulag. I quattro protagonisti di questa vicenda vivono la drammaticità degli eventi sulla propria  pelle. Al punto che il racconto delle loro traversie, pur nel suo microcosmo, diventa paradigma  della catastrofe che si sarebbe abbattuta di lì a  poco sull’Europa.  All’inizio i destini di questi ragazzi sembrano  divaricarsi e seguire percorsi diversi, sempre più  lontani; solo alla fine – come se tutto fosse già stato  TS Edizioni 10 Gli amici di Lolek scritto – tornano a incrociarsi. Si pensavano morti  e, invece, si riscoprono vivi! E il desiderio di ritrovarsi, pur a distanza di decenni, è bruciante. La loro amicizia si rivela più forte di un legame di sangue, più forte di una pace post-bellica,  nata già fragile, e perfino divisiva. Un legame duraturo e inscindibile. Una storia straordinaria, potente come un romanzo, eppure vera! Dalla sua intensità emotiva  ed evocativa si sprigiona un pregnante valore  di testimonianza, che mi auguro possa essere  di ispirazione per tutti noi, in riferimento a un  passato che non va dimenticato, ma anche a un  presente in cui antiche e nuove violenze, antiche  e nuove intolleranze, sembrano ritornare in ogni  tipo di rapporto, tra persone, popoli e nazioni. Insomma, una storia che si rivela di un’attualità impressionante per il suo essere emblema di  fratellanza: quella fratellanza, che si può percepire anche tra uomini e donne di fedi diverse.  Questi i nomi dei quattro amici: Jurek e Lolek  sono i vezzeggiativi di Jerzy, Jerzy Kluger, e di Karol, Karol Wojtyla; e poi, c’è Kurt, Kurt Rosenberg,  e c’è Ewa, dal cognome rimasto sconosciuto.  Ah! Stavo per dimenticarlo, tre ebrei e un cattolico. Ecco: vi ho detto tutto quel che ritenevo si  dovesse dire, prima di iniziare a raccontare questa avventura.