Cristiani perseguitati: 215 milioni. Cresce radicalismo islamico e induista
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- Creato: 11 Gennaio 2018
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Oltre 3 mila martiri per la fede
“Il numero dei fedeli perseguitati è in crescita - sottolinea con preoccupazione Cristian Nani, direttore in Italia di Porte Aperte - 1 cristiano su 12 nel mondo è infatti vittima di violenze o abusi. Oltre 15.500 chiese, case, negozi di cristiani sono stati attaccati, nel periodo compreso nel rapporto, tra novembre 2016 e ottobre 2017".
A guidare la classifica dei Paesi persecutori sono Corea del Nord, Afghanistan, Somalia, ma il triste primato di nazione con il più alto punteggio nella violenza anti cristiana spetta al Pakistan.
"Rispetto all’anno precedente - informa Nani - sono più che duplicati i martiri cristiani, cioè le persone, uomini e donne e anche bambini, che sono stati uccise in quanto cristiani. Quindi non stiamo parlando di cristiani morti in guerre civili o sotto bombardamenti come accade in Medio Oriente. Stiamo parlando di 3.066 persone che sono state uccise premeditatamente in quanto cristiane. Questo è un dato che senza dubbio va sottolineato e dà un’idea dell’impatto della persecuzione anticristiana nel mondo”.
Oppressione islamica e nazionalismi induista e buddista
“La fonte principale delle persecuzioni – prosegue il direttore di Porte Aperte -resta ‘l’oppressione islamica’, che va estendendo la sua morsa in varie aree. La definiamo così, perché comprende ma va oltre i fatti di estremismo islamico, vale a dire che è un concetto più ampio che attiene a tutto quell’insieme di leggi sociali o legate alla nazione islamica, per le quali il cristiano soffre o viene in qualche modo limitato nei propri diritti fondamentali”.
Nel rapporto si indicano alcune tendenze: la radicalizzazione di aree dominate dall’Islam, in Africa orientale, occidentale e del Nord e nel mondo non arabo asiatico; il divario tra sunniti-sciiti, che ha il terreno di maggior scontro in Asia; l’espansionismo islamico in zone a prevalenza non musulmana, specie in Africa sub-sahariana e in Indonesia, Malesia e Brunei; la pratica di ‘pulizia etnica’ in base affiliazione religiosa, crescente in Kenya, Nigeria, Somalia e Sudan.
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2018-01/11