Stati Uniti Comunicato Stampa della Congregazione per le Chiese Orientali. The Easterns in the US/part 6 - foto

112 sandriDopo il trasferimento in aereo nella prima mattinata di venerdì 21 giugno da Detroit a Cleveland, il Cardinale Sandri è stato accolto dal Vescovo di Parma dei Ruteni S.E. Mons. Milan Lach, religioso gesuita slovacco, già ausiliare dell'Arcieparchia di Presov in Slovacchia e poi trasferito da Papa Francesco alla guida dell'Eparchia negli Stati Uniti prima come Amministratore Apostolico e poi come Vescovo Eparchiale.
Dopo la Messa celebrata in forma privata, il Cardinale ha pranzato e ha incontrato il clero della circoscrizione ecclesiastica radunato per le celebrazioni giubilari del cinquantesimo dalla creazione: Sua Eminenza ha voluto introdurre il dialogo ricordando la fedeltà di Dio al cammino dell'uomo ed in particolare a quello del sacerdote, il quale può fondare su questa roccia sicura ogni giorno anche il suo SI. La fedeltà a Dio diventa quindi sorgente di comunione, che da Lui scende ad abbracciare tutti i fratelli e le sorelle che si incontrano sul nostro cammino. Il rispetto della tradizione e di quello che abbiamo ricevuto dai nostri padri anche qui negli Stati Uniti comporta anche di continuare la loro missione: l'identità e la tradizione non sono pertanto concetti statici, ma sono motore che spinge all'annuncio del Vangelo e alla cura pastorale dei fedeli. La fedeltà diventa quindi fedeltà alla speranza che è stata riversata nei nostri cuori, ed essa è fonte della gioia che deve trasparire dalle nostre vite. La Chiesa in questi tempi mostra le rughe prodotte dal peccato dei suoi figli, ma questo non cancella la grande bellezza e la luce che da essa continua a trasparire perchè proviene da Dio. Nel dialogo successivo è stato possibile ascoltare alcune domande sul lavoro quotidiano della congregazione, sulla visione e i rapporti tra le diverse realtà bizantine presenti sul territorio degli Stati Uniti come pure il legame storico con la sede "madre" della tradizione rutena, l'Eparchia di Mukachevo nell'attuale Transcarpazia Ucraina; la dimensione ecumenica e la missione che il Concilio Vaticano II ha affidato alle Chiese Orientali Cattoliche. Una interessante riflessione è stata condivisa sul rapporto tra il dramma che hanno vissuto o stanno vivendo molte comunità cristiane nel Medio Oriente o nell'Europa dell'est - per restare nei limiti delle competenze del Dicastero - e quello del rischio dell'insignificanza o dell'eclissi di Dio nel contesto occidentale secolarizzato: in alcuni luoghi viene versato il sangue esteriore, in molti altri è quello "interiore, spirituale" a zampillare: ma se la dimensione umana può sembrare oscurata, il Sole di Cristo non può venire cancellato nè spento.
A seguire, il Cardinale ha visitato il locale cimitero dell'Eparchia rutena, e quindi ha vissuto un momento di incontro con i ragazzi e i giovani dell'Eparchia radunati per un campo scuola, fermandosi a rispondere a diverse loro domande e curiosità.
Nel tardo pomeriggio è stato celebrato il Vespero solenne, presieduto dal Cardinale Sandri, insieme al Vescovo Eparchiale Mons. Lach e dal Metropolita della Chiesa bizantina di Ungheria Mons. Koksis, nel frattempo sopraggiunto insieme a S.E. Mons. Borys Gudzyak, di recente installatosi come Metropolita di Philadelphia degli Ucraini, e S.E. Mons. Bogdhan Danylo, Vescovo dell'Eparchia di Parma degli Ucraini.
Durante la cena, è stato possibile uno scambio tra i Presuli presenti sulla presenza Orientale cattolica negli Stati Uniti, il recente incontro della Plenaria della Conferenza Episcopale Nazionale anche sul tema della prevenzione degli abusi sui minori.
Al termine del momento conviviale invece un programma di testimonianze prima della preghiera per i defunti nella cattedrale e la Veglia Notturna: le due testimonianze più ampie sono state quelle del presbitero più anziano (59 anni di sacerdozio) e quello più giovane (1 anno). Il primo, in modo davvero commovente, ha incentrato la riflessione sul dono della fede ricevuto nella sua famiglia, povera ma ben consapevole che tutto proviene da Dio: senza fede infatti non ci si mette in cammino tutte le domeniche per quattro chilometri per raggiungere la Chiesa più vicina ove partecipare alla Divina Liturgia. Una fede concreta e incarnata, più che oggetto di parole, che sosteneva la speranza che ogni giorno il padre tornasse dal pericoloso lavoro in miniera, visto che altri amici erano morti a causa della stessa professione: la comunità rutena proveniente dall'Europa Centrale all'epoca infatti era impegnata all'inizio soprattutto in questi lavori duri e pericolosi. Fede che ha portato ad abbracciare il sacerdozio, vissuto in maniera semplice e lieta, in un tempo in cui non poteva certo costituire una forma di affermazione sociale o di possibile benessere, dal momento che si viveva in condizione di missionari: il sacerdote nominato per raggiungere villaggi o cittadine distanti centinaia di chilometri a volte per garantire l'assistenza pastorale ai loro fedeli sparsì qua e là in cerca di lavoro e di sussistenza. Fede che porta a confidare nei proprio Pastori e vescovi, per quanto diversi tra loro. Fede che sembra cancellata nei tempi moderni, in stati come quello dell'Illinois che ha da poco approvato una legge che acconsente all'aborto fino ad un'istante prima della nascita, in una società che insegna ad uccidere fin dal grembo materno e poi si scandalizza quando persone, anche giovani, impugnano le armi o sparano per le strade ad altri innocenti certamente fuori dal grembo materno in quanto adulti. Fede però che segretamente rimane nascosta come brace sotto la cenere, nelle persone che il sacerdote, ormai ritirato per limiti di età, continua a vedere e a nutrire nelle persone che incontra come cappellano volontario in due "funeral Houses", allontanatesi dalla Chiesa ma ancora con la sete di Dio, che vuole Dio ma lo vuole per una via facile, dimenticando la croce che il Signore ha abbracciato e che pure ha annunciato per i suoi discepoli. Un invito infine a vivere la vita dell'Eparchia amandola e servendo Dio e l'uomo.

In una linea simile, ma certamente con meno maturità ed esperienza, la gioia testimoniata dal giovanissimo sacerdote, cui è seguito una video intervista ad altri membri dell'Eparchia, due religiose, due coppie di famiglie, una catechista ed un seminarista. L'impegnativo ascolto è stato ripagato dalla gioia e dall'intensità di quanto donato e conferma quanto sia prezioso il tempo che anche un Prefetto di un Dicastero Vaticano può dedicare periodicamente a condividere la vita dei Vescovi, dei sacerdoti, dei religiosi e delle Religiose e delle famiglie delle diverse realtà che dagli uffici di Roma spesso possono essere accostate soltanto attraverso i documenti o i pur necessari incartamenti. Cinquanta anni di una comunità eparchiale non sono nulla rispetto ai secoli o ai quasi due millenni di presenza cristiana in Medio Oriente come in Europa, ma aiutano a far capire come lo Spirito continui ad agire, plasmi volti e storie di un popolo che continua a camminare lungo la storia, che deve essere aiutato a custodire la propria identità e insieme a discernere percorsi nuovi nella fedeltà al Signore e nell'annuncio del Vangelo di Gesù.
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