In un momento delicatissimo per il Paese, il Libano senza Nunzio Apostolico. La stampa si interroga

 
(R.C., a cura Redazione "Il sismografo") Oggi in Vaticano inizia il triennale incontro dei Rappresentanti Pontifici, voluto da Papa Francesco, come in tempi passati. Come è noto, si tratta di una riunione di quattro giorni (7 - 10 settembre) di tutti i Nunzi del mondo, degli Amministratori apostolici e altri collaboratori papali chiamati a Roma per pregare insieme ed aggiornarsi sulla linea diplomatica della Santa Sede e diverse altre materie relative alla odierna visione internazionale della Sede Apostolica. A questo importante raduno non ci sarà però il Nunzio in Libano e questo semplicemente perché la Nunziatura di Beirut è attualmente sede vacante. In effetti, il 7 luglio scorso Papa Francesco nominò mons. Joseph Spiteri come suo nuovo Rappresentante in Messico lasciando temporaneamente vuoto l'ufficio libanese che occupava dal 2018. Osservatori e giornalisti del Libano rimasero molto sorpresi dall'annuncio della fine del servizio dell'Arcivescovo Spiteri in un momento così delicato per il Paese, uno dei peggiori della sua storia, colpito da gravissima incertezza economica, politica, sociale e religiosa. Una crisi che mette a repentaglio il futuro del Libano stesso ma anche di tutta la regione mediorientale.
È il sito di notizie libanese Al markazia (Central news agency), agenzia nazionale in lingua araba, che ieri, in un articolo intitolato "Mettere fine al servizio del Rappresentante vaticano...e non nominare un successore", a firma di Yola Hashim, ricorda che questo mese termina per decisione di Papa Francesco il mandato del Nunzio Apostolico in Libano, Joseph Spiteri, in coincidenza con la fase più difficile che sta attraversando il Paese, L'articolo sottolinea che la Santa Sede ancora non ha nominato un sostituto  del diplomatico uscente proprio quando la crisi  lo richiederebbe urgentemente.
L'ironia della questione, secondo fonti ben informate consultate dalla "Central News Agency", è che la sostituzione del Rappresentante papale è avvenuta in contemporanea con l'uscita del Primo segretario della rappresentanza vaticana, ruolo per il quale è stato nominato un funzionario che fino a poco tempo fa prestava servizio in Colombia. "Un paradosso" lo definisce Al markazia.
Le fonti consultate dall'agenzia libanese parlano anche di sorpresa per il fatto  che la sostituzione dell'ambasciatore vaticano, mons. Joseph Spiteri, in Libano da circa quattro anni (marzo 2018 - luglio 2022), sia avvenuta così presto a differenza dell'ex Nunzio, mons. Gabriele Caccia,  rimasto in carica otto anni (luglio 2009 - settembre 2017), o del nunzio apostolico in Siria, il cardinale Mario Zenari, presente a Damasco da più di dieci anni. Per i libanesi si tratta di una situazione difficile da capire e che  considerano senza  precedente.
La grande domanda, secondo le fonti citate da  Al markazia è semplice: perché il Vaticano ha lasciato la sua Nunziatura a Beirut senza una guida di alto livello proprio adesso?
Non c'è una risposta chiara, scrive l'autore dell'analisi. Il motivo potrebbe essere che il Vaticano era insoddisfatto dei suoi uomini in Libano. Oppure è successo qualcosa che nessuno sa. Le fonti confermano che la Santa Sede, e ovviamente il Papa, certamente sono preoccupati per la sorte del Libano e seguono con interesse l'andamento della situazione. Il Vaticano si interroga sulla mancata attuazione da parte del governo delle riforme richieste fino ad oggi, sull'adozione del principio di trasparenza e sulla messa in atto di riforme serie e convincenti per frenare gli sprechi e la corruzione.
Il Santo Padre e la diplomazia della Santa Sede vivono con angoscia la realtà della crisi libanese che da molti anni colpisce principalmente i ceti sociali più poveri e anche quelli medi che ormai ingrossano una vasta maggioranza di impoveriti. L'analista di Al markazia sottolinea il sostegno del Vaticano ma, aggiunge, ora occorre migliorare l'autorevolezza e tempestività di questo importante aiuto.