Gli ortodossi in Romania sulla cremazione

cremazioniBUCAREST, 31. Il Santo Sinodo della Chiesa ortodossa di Romania è recentemente intervenuto con un comunicato sulla pratica, vietata, della cremazione dei defunti. Si tratta di una pratica che, soprattutto negli ultimi anni, ha visto una tendenza alla crescita, in relazione soprattutto alle difficoltà economiche che molte famiglie stanno attraversando, le quali spesso, per evitare i costi dei funerali tradizionali, preferiscono incenerire i corpi dei loro cari. La più alta autorità della comunità ha in pratica, nell’ultima sessione di incontro, sottolineato di voler mantenere in vigore le disposizioni stabilite il 15 giugno del 1928, e riconfermate il 20 febbraio 1933, «sulla pratica non cristiana dell’incenerimento dei morti». In un comunicato della cancelleria si ricorda che «dalle testimonianze scritte, patristiche, storiche e archeologiche risulta che la Chiesa ha praticato dall’inizio fino a oggi, la sepoltura dei morti» e questo, si aggiunge, «corrisponde alla dottrina della Chiesa sul corpo e il debito che abbiamo verso esso, il corpo deve essere restituito alla terra da cui è tratto». Sulla questione, peraltro, si osserva che la comunità ortodossa in Romania ha sempre mantenuto «un atteggiamento chiaro e fermo» nell’esprimersi nei confronti della cremazione e di coloro che hanno manifestato la volontà di avvalersi di tale pratica. I membri del Sinodo affermano, tuttavia, che «ci sono anche situazioni in cui la cremazione è avvenuta al di fuori della sfera volitiva del defunto o contro la sua stessa volontà, per ragioni oggettive», facendo riferimento, per esempio, a motivazioni di natura economica o a quei Stati dove la pratica è obbligatoria. In questo caso, è spiegato, «è soltanto il vescovo la sola persona abilitata a concedere una dispensa, dopo uno studio specifico di ogni caso». Il clero è chiamato, dunque, si legge ancora nel comunicato, «a incoraggiare i fedeli a rispettare la millenaria tradizione della sepoltura cristiana». Si tratta, si puntualizza, di assicurare soprattutto una corretta informazione alla comunità dei fedeli ortodossi al fine di non accettare facilmente e senza discernimento la pratica dell’incenerimento dei morti, autorizzata invece da alcune comunità cristiane in Occidente e in America». L’indicazione fa anche riferimento a una decisione adottata il 20 marzo scorso da parte dell’a rc i v e - scovado ortodosso di Bucarest. In una circolare si fa menzione al dovere di ogni membro del clero di conformarsi, appunto, a quanto già stabilito dal Santo Sinodo negli anni 1928 e 1933, esortando i fedeli «a rispettare scrupolosamente la pratica ortodossa dell’inumazione di coloro che si sono addormentati nel Signore e di non accettare quella dell’incenerimento ». I preti sono dunque chiamati a un rispetto scrupoloso di una serie di doveri e di obblighi, pena il rischio di incorrere nell’i n t e rd i z i o n e del ministero sacerdotale. A partire dal porre all’attenzione dei fedeli l’impedimento a garantire l’assistenza religiosa. I preti non potranno quindi, nei riguardi di coloro che hanno manifestato la volontà di essere cremati, offrire assistenza religiosa, «sia per quanto concerne i funerali che lo svolgimento del Requiem dopo di questi». Il vescovo, come accennato, è l’unico invece a poter dare una dispensa in caso di cremazione avvenuta al di fuori o contro la volontà del fedele, sulla base «di motivi oggettivi». In questo caso, «dopo uno studio specifico di ogni caso», il vescovo potrà concedere la funzione di veglia dopo la morte, detta Trisagio. In questa occasione si prega Cristo «di far riposare con i santi l’anima del suo servo, dove non vi è alcun dolore, afflizione, né gemiti, ma vita eterna». Sono dunque previsti provvedimenti in caso di inosservanza della tradizione ecclesiale: «I preti che si discostano dalla decisione del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa di Romania saranno interdetti dall’esercitare il loro ministero e saranno soggetti a sanzioni». In conclusione, le varie diocesi dovranno «adottare le misure relative al dovere da parte del clero di promuovere la decisione del Santo Sinodo», provvedendo, fra l’altro, ad aiutare le famiglie in difficoltà economiche in modo che, si evidenzia, «la mancanza di denaro non costituisca motivo per cremare i defunti».

© Osservatore Romano - 1 agosto 2012