Martyrs

I martiri hanno già trovato l’unità

martiri egittoROMA, 5. «I martiri hanno già trovato l’unità». Parole del cardinale presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, Kurt Koch, che alla vigilia di una cerimonia che si tiene a Strasburgo, nell’ambito delle commemorazioni per il cinquecentenario della riforma protestante, torna sui motivi che spingono Papa Francesco a sottolineare così spesso l’imp ortanza del cosiddetto «ecumenismo del sangue».
Un’o ccasione anche per fare il punto su una stagione ecumenica che indubbiamente nel corso del 2016 che si va a concludere ha registrato se non una forte accelerazione almeno dei passi in avanti significativi: gli incontri del Pontefice con il patriarchi Bartolomeo e Cirillo, la dichiarazione di Lund con i luterani, l’approfondimento dei rapporti con gli anglicani. Per non dire, pur tra innegabili difficoltà, della storica celebrazione del concilio panortodosso. Rispondendo alle domande di Nicolas Senèze su «la Croix», il porporato non nasconde però anche le resistenze registrate, specie in campo ortodosso. Anche per questo, fa intendere, non è ancora possibile prevedere — «Non ne abbiamo ancora parlato» — un nuovo incontro del Papa con Cirillo. Tuttavia, nonostante l’esistenza di «tensioni» che si sono palesate soprattutto in occasione del concilio panortodosso per la ritrosia di alcune Chiese ad accettare proprio il documento sui rapporti con le altre confessioni cristiane, il porporato si dice «fiducioso» perché «molti leader ortodossi sono a favore dell’ecumenismo, in particolare il patriarca ecumenico Bartolomeo e il patriarca Cirillo». In questo senso, Koch cita anche i lavori della plenaria della commissione per il dialogo cattolico-ortodosso che, «dopo nove anni di difficoltà, ha dimostrato che era possibile pubblicare un progetto comune». Una prospettiva applicabile anche nei rapporti con le comunità riformate. A questo proposito, il porporato non manca di sottolineare come le cerimonie comuni tra cattolici e luterani non abbiano inteso celebrare la riforma di Lutero quanto «commemorare» un evento storico dal quale tutti possono trarre lezione: «Il nostro testo comune Dal conflitto alla comunione è chiaro: Per prima cosa sottolineiamo la gratitudine per una storia che non è solo costituita da 500 anni di conflitto, ma è anche segnata dagli ultimi 50 anni di intenso dialogo. Il dialogo con i luterani è il primo dialogo ecumenico iniziato dopo il concilio e ha portato nel 1999 alla Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione». Il passo successivo, aggiunge, «è quello di fare penitenza». Infatti, «la riforma non ha portato il rinnovamento della Chiesa auspicato da Lutero ma divisioni e guerre di religione orribili». Di qui anche la necessità di individuare nuovi sentieri da percorrere insieme, perché, sostiene, il «problema fondamentale» è quello di trovare una meta condivisa. «Senza un obiettivo comune — afferma — non possiamo considerare i passi successivi. Questo è il motivo per cui, con i luterani, ho proposto di preparare una nuova dichiarazione congiunta su Chiesa, eucaristia e ministero». Tuttavia, il dialogo non si fa solo con la teologia. «Tutte le Chiese — sottolinea — hanno i loro martiri e questa testimonianza comune è un segno molto importante. Sono convinto che sarà il sangue di tanti martiri a seminare l’unità del corpo di Cristo».

© Osservatore Romano - 5-6 dicembre 2016