Salvati dalla sua vigile intercessione

assumption icon from churchdi MANUEL NIN

Nel calendario delle Chiese di tradizione bizantina la dormizione della Madre di Dio è l’ultima delle grandi feste. Il ciclo liturgico annuale ha la prima l’8 settembre con la celebrazione della nascita della Madre di Dio, e si conclude con la sua dormizione, il suo transito glorioso in cielo accolta tra le braccia di suo figlio.
I testi della liturgia abbondano nell’esegesi di carattere cristologico ed ecclesiologico di molti passi dell’Antico Testamento, proponendo soprattutto immagini bibliche applicate a Maria e al suo ruolo nel mistero dell’incarnazione del Figlio e Verbo di Dio. Una delle immagini che più è presente nella liturgia odierna è quella dell’arca, «tutta d’o ro , nuova arca dell’alleanza che è portata nel santuario», un’immagine presa dal libro dell’Esodo (25, 10). Come l’arca dell’alleanza è portata nel tempio, anche Maria vi è paragonata nel suo transito, nel suo ingresso nella gloria di Dio. Questo titolo applicato alla Madre di Dio si trova anche in un’altra delle grandi feste dell’anno liturgico, quella del 21 novembre, cioè il suo ingresso nel tempio. Maria, portata al tempio da fanciulla, ed entrando ora nella gloria del cielo, è presentata come la nuova arca dell’alleanza che porta nel suo grembo il Verbo di Dio incarnato. In alcuni testi liturgici vi sono delle immagini che mettono in risalto il rapporto tra il cielo e la terra, tra la divinità e l’umanità nel mistero celebrato in questo giorno: «O straordinario prodigio! La fonte della vita è deposta in un sepolcro, e la tomba diviene scala per il cielo. Rallegrati, Getsemani, santo sacrario della Madre di Dio». Queste immagini quasi opposte tra la fonte di vita e la sepoltura, tra la tomba sulla terra e la scala che sale nei cieli, si ritrovano anche nei testi del sabato santo quando si canta la morte e sepoltura di Cristo. La liturgia della festa odierna è anche una confessione di fede nella vera incarnazione del Verbo di Dio, vero Dio e vero uomo: mentre l’ascensione di Cristo ne sottolinea la vera natura divina, la dormizione e l’assunzione in cielo di sua Madre ne sottolinea la vera natura umana: «Era conveniente che i testimoni oculari e ministri del Verbo vedessero anche la dormizione della Madre sua secondo la carne, l’ultimo dei misteri che la riguarda, perché non risultassero spettatori solo dell’ascensione del salvatore dalla terra, ma anche testimoni del transito di colei che lo aveva generato». I testi sottolineano il rapporto di maternità di Maria verso suo figlio, ma anche il rapporto sponsale: «La sposa tutta immacolata e madre del beneplacito del Padre, colei che da Dio è stata prescelta come luogo della sua unione senza confusione, consegna oggi l’anima immacolata a Dio Creatore». L’esegesi cristologica e mariologica specialmente dei salmi è molto presente nei testi liturgici della festa. Diversi tropari riprendono il versetto 6 del salmo 30: «Nelle tue mani affido il mio spirito, Signore, Dio fedele», applicato al transito di Maria in cielo, e anche evidenziato nell’icona della festa dall’immagine dell’anima di Maria accolta tra le braccia del Figlio: «Colei che su tutti regna, consegna la sua anima nelle mani del figlio. Deposta la tua anima tra le mani di colui che, tuo creatore e Dio, da te per noi si è incarnato, nelle mani di colui che da lei, senza seme, si è incarnato». La liturgia, adoperando questo versetto del salmo, sottolinea due immagini che ritroviamo in molti tropari: Maria nelle mani del figlio e nelle mani del creatore. Oltre al salmo 30, altri salmi vengono applicati allegoricamente al mistero che oggi si celebra (23, 7 e 44, 15), e specialmente il salmo 131 in diversi versetti, particolarmente nel versetto 8: «Sorgi, Signore, verso il tuo riposo, tu e l’arca della tua santità». Uno dei tropari del vespro mette in parallelo in modo contrastante Maria che ha partorito il Verbo incarnato e il cielo che apre il suo grembo per accoglierla, quasi per partorirla alla vita nuova: «Vieni, assemblea degli amici della festa, venite e formiamo un coro nel giorno in cui l’arca di Dio giunge al luogo del suo riposo. Oggi infatti il cielo apre il suo grembo per ricevere colei che ha partorito colui che l’universo non può contenere; e la terra, consegnando la fonte della vita, si abbiglia di benedizione e decoro. Gli angeli fanno coro insieme agli apostoli, fissando pieni di timore colei che ha partorito l’autore della nostra vita mentre passa da vita a vita». Il doppio coro, degli angeli in cielo e degli apostoli in terra, diventa anch’esso un’icona della confessione della fede della Chiesa nel Verbo di Dio incarnato come vero Dio e vero uomo. Altri testi ancora riprendono questo paragone tra il grembo di Maria che accoglie nell’incarnazione il Verbo di Dio e il cielo che l’accoglie gloriosa in questo giorno: «Tomba e morte non hanno trattenuto la Madre di Dio, sempre desta con la sua intercessione e immutabile speranza con la sua protezione: quale madre della vita, alla vita l’ha trasferita colui che nel suo grembo sempre vergine aveva preso dimora. Colui che, incarnandosi, o Madre di Dio, ha straordinariamente abitato nel tuo grembo immacolato, lui accogliendo il tuo sacratissimo spirito, in se stesso gli dona riposo. Oggi la Madre di Dio ha reso paradiso la tomba che ha abitata». Il grembo e le braccia di Maria accolgono l’incarnazione del figlio di Dio, il cielo e le braccia del Figlio diventano trono per la Madre di Dio. Molti tropari cantano infine Maria come colei che intercede. In uno dei testi si trova un’immagine molto bella dell’intercessione, della preghiera di Maria che veglia per la Chiesa: «Per la dormizione dell’unica Madre di Dio esulti il cuore di tutti i fedeli, salvati dalla sua vigile intercessione». Maria è colei che, come i monaci nella Chiesa, veglia insonne nella preghiera. In molti altri tropari della festa ritroviamo questa insistenza nella preghiera di intercessione di Maria presso il Figlio: «Non dimenticarti, sovrana, di quanti festeggiano con fede la tua santissima dormizione». Lei «che senza sosta intercede perché a tutta la terra siano donate la pace e la grande misericordia».

© Osservatore Romano - 14 agosto 2016