Eccesso e paradosso dell’amore di Dio

raffaello allegoria delle teologiaIl pensatore e redattore della rivista «Stimmen der Zeit», Erich Przywara, fu un grande studioso e un grande conoscitore di altri pensatori: personaggi ormai storici e persone a lui coeve. Gli riuscì a gettare le basi di

quella che viene detta l’alleanza nuziale fra due discipline che, da sempre per ragioni diverse, hanno posto problemi e difficoltà all’intelligenza: filosofia e teologia.

L’interrogativo centrale di Che «cosa» è Dio? Eccesso e paradosso dell’amore di Dio: una teologia (Trapani, Il Pozzo di Giacobbe, 2017, pagine 160, euro 15,90), si posa su Dio, Cristo, la Chiesa, l’uomo e infine su Maria, la madre di Gesù. In un contesto storico, 1947, in cui l’Europa passava attraverso una crisi e si trovava ad affrontare delle svolte epocali. Si trova su quella soglia che unisce e distingue teologia e meditazione teologica e spirituale. È una “Summula”, così la definisce l’autore, che «appartiene alla memoria… della vecchia Monaco, ma ugualmente fa parte di un “futuro da scoprire”». 

Papa Francesco ha scoperto questo futuro nel nostro oggi: «Il dovere del cristianesimo per l’Europa è il servizio. Erich Przywara, grande maestro di Romano Guardini e di Hans Urs von Balthasar, ce lo insegna: l’apporto del cristianesimo a una cultura è quello di Cristo con la lavanda dei piedi, ossia il servizio e il dono della vita. Non deve essere un apporto colonialista».
L’introduzione, firmata a due mani (Fabrizio Mandreoli e Michele Zanardi), è un’ottima guida per entrare in un pensiero denso e strutturato, che va seguito passo passo ammirandone la chiara razionalità.
Il contenuto abbraccia aspetti teologici e filosofici ponderosi: Dio come qualità divina; Dio come limite della creatura; Dio come l’ideale della creatura; il Dio vivente; Dio nella lotta e nell’amore; Dio nell’eccesso; teologia: theologia directa positiva, theologia indirecta dialectica, theologia negativa , theologia eminentiae, theologia excessus.
Il metodo dell’indagine rimane sempre saldo e consequenziale nei suoi cinque passaggi successivi: l’affermazione diretta, la negazione, la dialettica, l’eminenza e l’eccesso. Nell’introduzione si sottolinea come «ci ricorda che la ricerca della verità non può essere il perseguimento di una semplificazione, e il percorso dell’uomo che si interroga su Dio non può prendere delle scorciatoie che evitino le vie tortuose e i tornanti che conducono alla teologia secondo il Vangelo».
Il grembo fecondo di tutto il pensiero rimane l’opera di Erich Przywara, data alle stampe nel 1933, Analogia entis che tanto fece discutere con l’intento fondamentale di rispondere a un interrogativo: «Come è possibile che da Dio, che è il Tutto, nasca il “qualcosa” della creatura, così che Dio sia il tutto della creatura e tuttavia la creatura non sia Dio?».
La teologia della croce che tanto sconcerta la mente e il cuore dell’uomo in Erich Przywara risplende di luce: «Dio appare in Cristo, il crocifisso, come “oltraggio e pazzia” alla maestà, alla santità, alla beatitudine, e anche oltraggio e pazzia a colui che è in pienezza, proprio in tale momento quello è Deus lux in tenebris, Dio che risplende come luce nella sua oscurità».

Si palesa così l’eccesso dell’amore ben segnalato nella citazione della quarta di copertina: «Deus excessus, il Dio dell’eccesso. Il Dio che sopra ogni idea, ogni misura, ogni sogno della creatura, sopra ogni timore e amore della creatura è il Dio sempre più grande. Questo Dio…appare qui nella vittoria pasquale dello scandalo e della pazzia di quel mendicante, di quell’agnello di Dio e di quella maledizione che è Gesù Cristo stesso».

di Cristiana Dobner

© Osservatore Romano - 18 luglio 2018