Il cristianesimo e la caduta dell'impero romano

Chiesa ed impero romanoLuigi Ruggini - © http://luis-apologeticon.blogspot.it/ - 19 novembre 2012

Come è potuto succedere che l’impero romano, così potente e organizzato del II secolo, poté crollare nel 476 d.C. lasciando il potere a popoli barbari venuti da oltre il Reno ed il Danubio? Questo interrogativo ha sempre suscitato uno dei più appassionanti temi della ricerca storica: bisogna cercare una causa interna, d’ordine economico, morale o religioso?
Secondo molta parte della cultura laicista la causa principale della caduta dell’impero romano d’Occidente fu l’affermazione del cristianesimo. Questa idea propagandata da alcuni storici e filosofi, specialmente gli illuministi del XVIII, come Montesquieu, Voltaire, E Gibbon, ecc., si basa sul fatto che la società romana fattasi cristiana avrebbe progressivamente perso la sua originaria compattezza ed il suo spirito combattivo che gli derivavano dai tradizionali miti e culti pagani. Secondo i laicisti il cristianesimo non fu altro che debolezza, paura, esaltazione di quanto più esecrabile potesse esistere.
 
Come già Celso nel II secolo e Porfirio nel III secolo, antichi polemisti pagani, anche il moderno ammiratore di Celso, lo storico ateo L. Rougier, allievo di E. Renan, anticattolico pure lui, accusa violentemente i cristiani di aver portato la rovina nella potente società pagana dell’Impero romano:
 
“Le vere cause delle persecuzioni furono motivi di ordine sociale. (…) I cristiani furono una genìa esecrabile, formata da una lega di tutti i nemici del genere umano, accozzaglia di schiavi, di poveracci, di scontenti, di gente senz’arte né parte, che contestano l’ordine stabilito, disertano il servizio militare, fuggono gli incarichi pubblici, fanno propaganda per il celibato, maledicono le dolcezze della vita, gettano l’anatema su tutta la cultura pagana, profetizzano la fine del mondo, a dispetto degli auguri che predicevano a Roma un destino eterno”.
 
Tale visione ha molto poco di storico ed è chiaramente intaccata dal pregiudizio anticlericale tipico del modo di ragionare dei laicisti. Appare, infatti, del tutto improbabile che una forza che ha indubbiamente agito verso una coesione nella parte orientale dell’impero abbia avuto un effetto opposto per la parte occidentale. In realtà l’errore fondamentale di tale posizione laicista è quella di vagheggiare un paganesimo idealizzato che in realtà non è mai esistito. Il mondo pagano, infatti, era lacerato sul piano sociale, sul piano intellettuale e sul piano religioso. L’ideale greco di ordine , di bellezza e di ragione, così enfatizzato e mitizzato dai laicisti, non era affatto riuscito ad evitare una realtà caratterizzata da espressioni di disprezzo rivolte indistintamente a barbari, donne, schiavi e plebei. Certamente nelle classi superiori ci furono esempi di virtù, ma la normalità fu un grande scetticismo verso il paganesimo della tradizione che portò all’interesse verso le religioni orientali e verso la dissolutezza dei costumi.
 
La realtà storica mostra in modo indubitabile come la religione di Roma e di Augusto, come pure il tentativo di Giuliano l’apostata del IV secolo, provarono a sostenere artificialmente l’unità dell’impero, ma non riuscirono ad abolire le divisioni tra i popoli. Invece i cristiani furono capaci di creare una comunità salda ed unita nella fede e nella carità. Il cristianesimo attecchì in tutte le classi e in tutti gli ambienti, non aveva niente di rivoluzionario a livello politico, al punto di professare fedeltà e lealtà nei confronti dell’imperatore (Rm 13, 1), ma portò quel bagaglio di umanità e giustizia sociale di cui la società pagana era drammaticamente carente. Il potere imperiale pensava di risolvere i problemi attraverso la persecuzione di una fede che osava denunciarne il carattere inutile ed illusorio. I cristiani furono perseguitati perché proclamavano una verità sgradevole alle orecchie della gente.
 
 
 
Bibliografia
 
S. Mazzarino, “La fine del mondo antico” Garzanti, Milano 1959.
J. Vogt “Il declino di Roma” Il Saggiatore, Milano 1966.
A.H.M. Jones, “Il tramonto del mondo antico”, Laterza, Bari, 1972.
Paul Kennedy, "Ascesa e declino delle grandi potenze" Garzanti 1993.
Paul Veyne, “Quando l’Europa è diventata cristiana (312-394)", Collezione storica Garzanti, Milano, 2008.