Un sermone per tutti

oslo sinagogadi ROSSELLA FABIANI

Nonostante i venti contrari che da qualche tempo soffiano impetuosi sul Paese dono del Nilo, il Governo egiziano vuole guardare avanti e, tra le decisioni prese, c’è anche quella di introdurre la standardizzazione delle prediche delle preghiere del venerdì nelle oltre 100.ooo moschee del Paese. L’obiettivo principale di questa mossa non è affatto politico, ha tenuto a sottolineare il ministro per gli Affari religiosi (Awqaf), Mohamed Mokhtar Gomaa, ma piuttosto quello di fare avanzare una visione islamica moderata e di garantire che le idee radicali non si diffondano.
Inoltre, è stato sottolineato, questa decisione eviterà che le prediche divaghino su argomenti p olitici. Nonostante l’annuncio abbia suscitato una prevedibile levata di scudi da parte di numerosi esponenti musulmani che vedono in questi sermoni unificati un impoverimento delle singole comunità, il ministro Gomaa non indietreggia e lunedì scorso ha ribadito che «la decisione è presa». I sermoni unificati serviranno come “guida” per i predicatori e si sta pensando alla creazione di un comitato di studiosi e di esperti per redigere i testi scritti. «Stiamo lavorando per orientare i sermoni — ha detto il ministro — l’imam può modificare lo scritto, aggiungere fatti o leggerlo così come è se ne è convinto, ma non modificarne lo spirito di fondo». I testi per la preghiera saranno dunque preparati «da esperti del ministero per gli Affari religiosi insieme agli studiosi di Al-Azhar, la sede più prestigiosa per l’insegnamento dell’islam sunnita, con i contributi di alcuni membri del Parlamento, di psicologi e di sociologi», ha specificato nei giorni scorsi il capo della divisione religiosa del ministero, Gaber Tayea. Il sermone della preghiera del venerdì, la khutba, sarà dunque unificato e verrà distribuito a tutti i predicatori sotto forma di testo scritto per combattere le idee radicali ed e s t re m i s t e . Il Governo del Cairo ha già iniziato a postare sermoni settimanali sul suo sito in rete un paio di settimane fa. Il ministro Gomaa ha anche fatto sapere che saranno preparati 54 sermoni che andranno a coprire un periodo di circa 52 settimane, mentre si sta già pensando a un programma di lungo termine con la scrittura di 270 testi scritti per i prossimi cinque anni. Dopo il 2013 e la caduta del presidente Mohamed Morsi, il ministero per gli Affari religiosi ha revocato le licenze a tutti i predicatori islamici non autorizzati dall’università di Al-Azhar — circa 55.000 — e li ha spinti a fare domanda per avere l’autorizzazione. Un modo per il Governo per fermare l’uso delle moschee come piattaforma per i gruppi politici e per reprimere le vedute estremiste che, secondo le autorità, venivano diffuse dai predicatori che sostengono il gruppo, oggi fuorilegge, dei Fratelli musulmani. Nel solo 2014 a quasi 12.000 predicatori autonomi è stato proibito di pronunciare i sermoni. Circa 100.000 religiosi e predicatori hanno oggi una licenza in Egitto, e di questi 57.000 lavorano per il ministero degli Affari religiosi e il resto sono chierici che hanno studiato ad Al- Azhar. Un passo avanti per migliorare la convivenza e garantire la pace religiosa.

© Osservatore Romano - 22 luglio 2016