Islam e libertà di culto

1 mani verso il cielo medioIL CAIRO, 12. Secondo i precetti coranici è legittimo per i cristiani costruire chiese nei paesi di tradizione islamica. È quanto ha stabilito Dar al Ifta al Misryah (Casa della Fatwa), organismo presieduto dal gran mufti d’Egitto e incaricato di diffondere pronunciamenti orientativi e sciogliere dubbi e controversie riguardo l’applicazione degli insegnamenti del Corano.
In un recente pronunciamento, come riferisce l’agenzia Fides, l’organismo egiziano ha appunto confermato che è assolutamente legittimo consentire che i cristiani, nel dovuto rispetto delle leggi dello stato, costruiscano luoghi di culto in una nazione islamica. Aggiungendo che l’islam sostiene le leggi civili basate sul principio di eguaglianza tra i cittadini, e che lo stesso profeta Maometto si era mostrato favorevole al principio di “recipro cità” tra stati con diversa identità religiosa. Pronunciamento che segue quello emesso in vista del recente Natale, in cui è stato ribadito che un musulmano non deve avere nessuna esitazione a porgere le proprie felicitazioni ad amici e conoscenti cristiani in occasione delle loro feste e solennità liturgiche, sottolineando che tale comportamento contribuisce ad alimentare la convivenza pacifica tra le diverse componenti della società. Nei giorni precedenti, questo il motivo dell’intervento, alcuni predicatori salafiti avevano reiterato il divieto per i musulmani di congratularsi con i cristiani in occasione del Natale. In particolare, il predicatore Abdul Hamid aveva emesso una fatwa per ribadire che le felicitazioni rivolte da un musulmano a un cristiano in occasione delle solennità liturgiche rappresentano un «grave peccato», mentre lo sceicco Mahmud Lotfy aveva addirittura affermato che, per un musulmano, l’odio rivolto ai cristiani rappresenta una sorta di precetto religioso. Con i suoi interventi, Dar al Ifta al Misryah punta da tempo a confermare le iniziative delle istituzioni ufficiali dell’islam sunnita egiziano, in primo luogo l’Università di al Azhar, volte a contrastare la diffusione di dottrine estremiste e strumentalizzazioni del Corano in chiave jihadista. A tale proposito, già lo scorso anno erano state avviate campagne di monitoraggio nelle librerie e nelle biblioteche delle moschee di tutto l’Egitto, per ritirare dalla circolazione libri e materiali di propaganda estremista che in precedenza erano stati capillarmente diffusi. L’ultimo intervento del Dar al Ifta al Misryah segue di pochi giorni l’annuncio dato dal presidente egiziano Abdel Fattah Al Sisi, durante la sua partecipazione alla messa di Natale nella cattedrale copta ortodossa, di voler inaugurare entro il 2018 la chiesa copta più grande d’Egitto. Tempio che sorgerà, a opera del dipartimento di ingegneria delle Forze armate, all’interno di un’area di oltre 16.000 metri quadri, nella nuova città che sta sorgendo ai margini della metropoli del Cairo.

© Osservatore Romano - 13 gennaio 2017