A pagare è la povera gente

bimba damascoDAMASCO, 25. Anche se lo scopo delle misure «è di tipo politico », a subirne le conseguenze è l’intero popolo siriano, in particolare «i poveri e i lavoratori delle classi più umili». E a fronte della «determinazione» della gente, la realtà peggiora sempre più e le sofferenze sono «in continua crescita». Lo scrivono in un messaggio congiunto i patriarchi di Antiochia, il greco-ortodosso Giovanni X, il grecomelkita Gregorios III Laham e il siro-ortodosso Ignazio Aphrem II, chiedendo con forza la rimozione delle sanzioni internazionali contro il regime siriano nella speranza che vengano prese «misure straordinarie» basate sulla Carta dei diritti umani e sugli altri trattati.
Secondo i rappresentanti cristiani, infatti, le sanzioni favoriscono solo le mire di «gruppi che non vogliono il bene comune del Paese»; di contro, la loro cancellazione «aiuterebbe il lavoro delle organizzazioni ecclesiali e umanitarie attive sul territorio nel portare aiuti e distribuire cibo e medicinali ». Nell’appello — diffuso fra gli altri da AsiaNews — i patriarchi affermano che le sanzioni internazionali «ostacolano l’i n g re s s o e la distribuzione di cibo e di aiuti» ed esortano a «fermare l’assedio al popolo siriano» e a permettere al Paese e ai suoi cittadini di «vivere in modo dignitoso », godendo dei «diritti di base come nel resto del mondo ». L’appello, rivolto alla comunità internazionale e a tutte le nazioni e alle potenze coinvolte nel conflitto in Siria, si sofferma su una guerra che, in cinque anni, ha già causato almeno 290.000 morti e milioni di sfollati, generando una tragedia umanitaria di enormi proporzioni. I tre patriarchi ricordano che «sin dall’inizio della crisi in Siria, nel 2011, l’impatto delle sanzioni economiche e finanziarie» si è fatto sempre più significativo sulla vita quotidiana dei cittadini. Tali misure «acuiscono le sofferenze del popolo siriano» e rappresentano un ulteriore aspetto della crisi perché «accrescono la pressione sui singoli individui, le istituzioni, le compagnie e, di conseguenza, sull’intera popolazione». Inoltre, la mancanza di «nuovi investimenti» e il «bando ai voli internazionali» sulla Siria, così come «le restrizioni sulle importazioni» e la black-list di aziende siriane che non possono operare a livello internazionale, rafforzano il clima di «isolamento » che si respira in Siria. E la chiusura di molte ambasciate occidentali e il ritiro del personale diplomatico «limitano le relazioni e l’interazione con l’estero ». Il divieto di operazioni bancarie internazionali — aggiungono — mette «le persone in una condizione di grave crisi finanziaria. Si impoveriscono i cittadini, minacciando di levare loro anche il pane quotidiano, privandoli della dignità umana». La naturale conseguenza — concludono — è «l’aumento dei prezzi per i generi di prima necessità », il crollo del potere di acquisto della valuta locale e l’emergere di nuovi problemi sul piano sociale.

© Osservatore Romano - 26 agosto 2016