Non si può non amarli

filoni distribuisce Eucarestiadi FERNANDO FILONI

Conoscere la storia delle cristianità del Vicino oriente e in particolare della Mesopotamia — oggi Iraq — non è un’oziosa stravaganza culturale, ma un approccio che fa comprendere le ragioni e le vicende drammatiche di quella regione e apprezzare la vita, la cultura, la testimonianza di fede e i motivi di attaccamento dei cristiani alla propria terra, ma anche l’odio dei loro nemici. Si capisce, al tempo stesso, la nobiltà d’animo di questa gente temprata da due fondamentali realtà: l’essere minoranza, che genera forte attaccamento ai propri valori, alla propria origine e cultura, e l’e s s e re eredi di martiri e confessori della fede, portatori di quei valori, insiti nella fede dei padri, che altri non possono vantare allo stesso modo.
Chi è vissuto tra loro, oppure legge e conosce, non può non amare questa gente. Perché la conoscenza lega e rende capaci di condivisione e di partecipazione. La storia è vittoria contro l’ignoranza, l’oscurantismo, l’intolleranza; è rispetto, è stimolo a non ripetere gli errori. Per questo penso che scrivere questa storia sia utile. Essa fa capire che queste comunità sono sopravvissute a secoli di pressioni fatte di imposte e di gravami, di induzioni matrimoniali e di divieti, di discriminazioni e di odi, di intolleranze e di invidie e, infine, anche di persecuzioni. A tutto ciò i cristiani, con incredibile capacità di resistenza, di adattamento pratico e culturale, senza cedimenti sulla fede, sono sopravvissuti. Quando il Signore tornerà, troverà ancora la fede in questa terra? Il presente volume vorrebbe, dunque, offrire una conoscenza, un po’ più adeguata, della nascita, dell’evoluzione e dello sviluppo della comunità cristiana in Mesopotamia; ma anche della sua bellezza, delle crisi e delle umiliazioni subite che spiegano, nel contesto socio-politico, la fortissima tempra e la testimonianza di fede anche nelle attuali persecuzioni. La comunità cristiana, come comunità risalente all’era apostolica, porta con sé il bagaglio di ventuno secoli di amore a Cristo e alla Chiesa ed è disposta a lasciare tutto, piuttosto che piegarsi al vincitore di turno. È una Chiesa eroica, come usano definirla Benedetto XVI e Papa Francesco. Senza di essa, anzi di esse — pensando a tutte le Chiese del Medio oriente, ugualmente portatrici della medesima impronta — questa regione non sarebbe la stessa. Non posso tuttavia non pensare anche alle altre minoranze etnico-religiose, sovente perseguitate e sofferenti in questa terra. Qui, infatti, esiste un mosaico di nazionalità, di religioni, di confessioni senza le quali esso sarebbe distrutto per sempre; il che è riconosciuto anche da eminenti autorità musulmane e da semplici cittadini, come più volte mi è stato ripetuto. E ciò è positivo. Però, bisogna aggiungere, è necessario facilitare la permanenza e la vita delle minoranze. Quando il 10 agosto 2014 Papa Francesco m’inviò quale suo rappresentante personale in Iraq per incontrare, parlare, vedere, accarezzare, pregare e solidarizzare con le sofferenze indicibili delle vittime del fanatismo islamico dell’Isis, fu tremendo e motivo di profonde emozioni. Emozioni che ho rivissuto nel «pellegrinaggio» della Settimana santa 2015. Questo libro nasce per dare testimonianza a quelle vittime; alle donne e agli uomini cristiani e non cristiani che ho incontrato e dir loro: grazie per il vostro coraggio! E grazie anche a quanti, con sacrificio e amore, rendono meno pesanti le loro paure e le loro preoccupazioni. Non vengano mai meno in loro il coraggio e, insieme, la speranza. È l’auspicio più vivo e più forte di chi scrive, nel dare alla stampa queste pagine.

© Osservatore Romano - 1 agosto 2015