Messaggio di Papa Francesco alla plenaria del Ccee

CCEE2MONACO, 7. «La Chiesa che è in Europa possa diventare sempre più “Chiesa in uscita”, annunciatrice gioiosa del Vangelo della misericordia e testimone di speranza». È l’invito che Papa Francesco rivolge in un messaggio inviato al cardinale Péter Erdő, arcivescovo di Esztergom-Budapest e presidente del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (Ccee).
Nel messaggio, letto in apertura dell’assemblea plenaria, Papa Francesco esprime il suo «vivo apprezzamento per il significativo contributo che il Ccee offre nella promozione di rapporti fraterni ed ecclesiali, che manifestano l’importanza della comunione e la gioia della fede». E aggiunge: «Incoraggio a proseguire con fiducia il cammino volto a rendere un servizio alle popolazioni del Continente, valorizzandone “i due polmoni”, quello orientale e quello occidentale. Sia vostra cura illuminare le coscienze dei credenti, offrendo loro criteri di giudizio e di discernimento, per non lasciarsi sviare da una cultura mondana». Nell’agenda della quattro giorni di lavori, iniziati ieri, giovedì 6, nel Principato di Monaco, è previsto il confronto sulle sfide dell’Europa oggi, la missione della Chiesa e il servizio del Ccee che nel 2016 ha compiuto 45 anni. La plenaria prevede anche la presentazione di un rapporto dell’Osservatorio sull’intolleranza e la discriminazione dei cristiani in Europa, le sfide della Chiesa negli altri continenti e il dialogo con gli ortodossi. L’assemblea riveste poi una importanza particolare: scade infatti il mandato del cardinale Erdő e sabato i vescovi eleggeranno la nuova presidenza. Nel messaggio Papa Francesco ringrazia il cardinale Erdő per «il generoso impegno profuso in un decennio alla guida» del Ccee. Il porporato, sottolinea il Pontefice, «ha saputo servire con mitezza e lungimiranza, ponendo al di sopra di tutti la carità evangelica». Introducendo i lavori, il cardinale Erdő è tornato a sottolineare alcune priorità dell’azione ecclesiale. «I bambini non nati, gli anziani, l’ammalato che soffre la solitudine, il rifugiato che fugge da guerre o i poveri che non hanno lavoro: tutti sono nel cuore della Chiesa». In questo senso, ha ripercorso quanto gli ultimi tre Pontefici hanno detto riguardo all’Europa e la missione che nel continente ha svolto in questi anni il Ccee. «La Chiesa — ha detto Erdő — deve ricordare continuamente la dignità della persona umana. In ogni fase della sua vita e in ogni circostanza, la vita di ciascuna persona deve essere promossa e protetta». Il cardinale ha poi messo in guardia sulla diffusione oggi in Europa dell’«individualismo» che «cerca di negare la dimensione sociale». Si tratta di «una malattia che non solo non porta speranza ma è anche una vera minaccia per l’uomo. La Chiesa è chiamata, in queste circostanza, a valorizzare le appartenenze delle persone: la famiglia, la nazione, la comunità religiosa». Nel corso della messa sono state ricordate le vittime dei conflitti in Siria, in Iraq, in Ucraina e quanti hanno perso la vita nell’attentato terroristico del 14 luglio scorso a Nizza. «In un contesto di conflitti mondiali orchestrati a spese delle collettività locali», ha detto nell’omelia il cardinale Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i vescovi, la Chiesa «non può limitarsi a denunciare l’ingiustizia. Deve sforzarsi ad alzare la voce in favore delle vittime, soccorrerli sul terreno».

© Osservatore Romano - 8 ottobre 2016