LA LOTTA DEL CUORE

“Durante tutta la vita noi uomini patiamo la paura della morte, e tale esperienza ci domina, ci aliena: essa è la radice di tutte le altre paure”. E' partita da qui la riflessione del priore di Bose, Enzo Bianchi, al Convegno ecumenico internazionale di spiritualità ortodossa “La lotta spirituale nella tradizione ortodossa” aperto oggi (fino al 12) presso il monastero piemontese. Al convegno prendono parte delegazioni ufficiali delle Chiese di Oriente e di Occidente. Ad aprire i lavori con il priore di Bose, Enzo Bianchi, anche il metropolita di Minsk, Filarete, esarca patriarcale di Bielorussia. “Mosso dalla paura della morte – ha proseguito Bianchi -, l’uomo vuole preservare con qualsiasi mezzo la propria vita, vuole possedere per sé i beni della terra, vuole dominare sugli altri”. Così “giunge a considerare giusto ogni comportamento finalizzato a questo scopo, anche a costo di nuocere agli altri e persino a se stesso”. Ciò che la tradizione cristiana identifica come lotta spirituale è “una lotta interiore, invisibile, non rivolta contro esseri esterni a sé, ma contro le suggestioni cattive che assediano il nostro cuore”. Ed è il cuore, il “luogo preciso in cui si svolge la lotta spirituale”, perché è “il luogo dell’intelligenza e della memoria, della volontà e del desiderio, dell’amore e del coraggio, è l’organo che meglio rappresenta la vita nella sua totalità”.
“Se ogni peccato – ha sostenuto Bianchi - è un tentativo maldestro di affrontare la paura della morte”, l’arma più efficace è “la fede nella resurrezione in Gesù Cristo che ha segnato la vittoria definitiva sulla morte”. Il credente è chiamato a “stare, a resistere” e a “rivestirsi di Cristo”. Per fare questo è necessaria “una preghiera incessante” che non significa “ ripetere continuamente formule”, ma vivere “un’esistenza contrassegnata da quella che i Padri chiamavano memoria Dei, il ricordo costante di Dio”, cioè “lottare per essere sempre consapevoli della sua presenza in noi”. La preghiera, a sua volta, secondo Bianchi, “è preparata dalla grande virtù della vigilanza” intesa come “atteggiamento globale di tensione interiore”. “Essa – ha concluso Bianchi - tempra il credente facendone una persona capace di resistere, di combattere” e di trovare l'energia necessaria “per conseguire l’unico vero scopo della lotta spirituale: l’agápe, l’amore verso Dio, verso tutti i fratelli e tutte le creature”.

© SIR - 9 settembre 2009