Per una legge sui luoghi di culto

cairo chiesaIL CAIRO, 29. In Egitto la Chiesa ortodossa copta ha raggiunto, giovedì scorso, un accordo con il Governo in merito alla proposta di legge sulla costruzione e il restauro dei luoghi di culto cristiani. Lo riferisce AsiaNews, citando una nota ufficiale diffusa dalla Chiesa copta che conferma il raggiungimento di «una formula di compromesso» con i rappresentanti governativi. Ora la legge, formata da dieci articoli, verrà inviata all’esecutivo per l’approvazione e quindi inoltrata al Parlamento per la ratifica finale, preludio della sua entrata in vigore.
Il giorno prima, mercoledì, si è tenuta una riunione di emergenza, alla presenza di centocinque vescovi copti, per approfondire il testo di legge alla luce, anche, di un precedente incontro fra il presidente della Repubblica egiziana, Abdel Fattah el-Sisi, e il primo ministro Sherif Ismail, al centro del quale vi era stato il tema della legge sui luoghi di culto. I rappresentanti ortodossi auspicano che la norma possa essere «un passo in avanti» in tema di libertà e parità di culto, agevolando l’iter (finora assai lungo e complesso) che porta alla costruzione di una chiesa o di un altro luogo di culto cristiano. Anche e soprattutto per eliminare un’evidente disparità di trattamento fra cristiani e musulmani. Si tratta di una norma attesa da tempo e più volte rimandata, che nelle ultime settimane aveva fatto innalzare il livello di scontro fra le autorità del Cairo e i responsabili della minoranza cristiana locale. Nei giorni scorsi, infatti, i vertici copti avevano bollato come «inaccettabili» alcuni emendamenti e «impraticabili» alcune aggiunte poste dal Governo alla legge, redatta in modo congiunto da tutte le Chiese egiziane. La comunità aveva sollevato critiche in particolare su due emendamenti: il permesso di costruire chiese a patto che siano edificate senza croci o cupole sulle facciate esterne; lo spazio occupato dall’edificio “prop orzionale” al numero di fedeli della zona, dato difficile da valutare e che si presta a manipolazioni e limiti. Perplessità che non sono cessate, nonostante l’intesa di giovedì scorso, tanto è vero che gruppi di giovani cristiani stanno mobilitandosi per una raccolta di firme per chiedere che il testo della proposta di legge sia respinto e riformulato prima della sua approvazione da parte del Parlamento. Secondo il vescovo di Guizeh dei Copti, Antonios Aziz Mina, il provvedimento «appare pieno di lacune ed entra troppo in dettagli tecnici, permettendo a chiunque di usare ancora pretesti per impedire la costruzione di nuove chiese». Per esempio, in un articolo si dice che la larghezza dell’edificio di culto non può superare più di una volta e mezza quella della strada adiacente più grande. «Ma questa regola — ha dichiarato il presule all’agenzia Fides — può andar bene nelle città, non certo nei villaggi, che magari hanno strade larghe un metro e mezzo. Riguardo poi i necessari consensi richiesti da parte delle forze di sicurezza, si dice che il patriarcato ortodosso copto abbia ricevuto rassicurazioni verbali che tale disposizione non verrà applicata in maniera rigida». Tuttavia le perplessità rimangono. Anche molti musulmani stanno criticando la legge e propongono semplicemente che le regole per la costruzione delle moschee vengano applicate alla costruzione dei luoghi di culto cristiani. Nel frattempo non si fermano gli attacchi contro luoghi di culto e obiettivi cristiani. L’ultimo in ordine di tempo ha riguardato la chiesa della Vergine Maria a Nozha, un sobborgo del Cairo.

© Osservatore Romano - 29-30 agosto 2016