Un mondo da trasformare

Mosca sulla SennaPARIGI, 5. «Conserviamo l’integrità delle nostre tradizioni, mentre lavoriamo insieme. Il nostro obiettivo non è di trasformarci gli uni gli altri dentro questo dialogo ma, insieme, di trasformare il mondo attorno a noi, pieno di sofferenze e ingiustizie che minacciano la dignità dell’uomo che viene da Dio»: in un’intervista raccolta da Jean-Marie Guénois e pubblicata dal quotidiano francese «Le Figaro» di sabato 3 - domenica 4 dicembre, il patriarca di Mosca, Cirillo, ribadisce fra l’altro i buoni rapporti fra la Chiesa ortodossa russa e la Chiesa cattolica. «Relazioni dinamiche, dialogo multiforme», li definisce Cirillo, secondo cui «le posizioni sulle questioni che esigono sforzi comuni sono identiche e non necessitano dunque di un ravvicinamento. Siamo pronti — aggiunge — a far fronte insieme agli attacchi portati al concetto tradizionale di famiglia, ai tentativi di imporre un secolarismo militante che minaccia l’identità cristiana».
Inoltre «mai la Chiesa ortodossa e la Chiesa cattolica resteranno indifferenti alla sorte dei cristiani, di qualunque confessione siano, perseguitati non importa in quale parte del mondo». Il patriarca non nasconde le ombre, «divergenze dottrinali» che hanno la loro importanza, ma esse non inficiano la bontà delle relazioni. E per quanto riguarda le critiche all’interno della Chiesa ortodossa russa sulla cooperazione con i cattolici, esse «vengono generalmente da una mancanza di informazione sulla natura del lavoro comune». Cirillo, che ieri a Parigi ha consacrato la nuova cattedrale ortodossa russa, sottolinea che «la chiesa non è solo un luogo di culto ma anche un luogo di scambio culturale, in numerosi campi». Ed esso è «più semplice, più aperto di quello che si fa nel contesto politico». Rispondendo a una serie di domande sulla presunta vicinanza del patriarcato di Mosca allo stato e al potere politico, il primate afferma che l’unica «strategia» che può avere una Chiesa è «rendere testimonianza di Cristo e del suo Vangelo». I rapporti fra la Chiesa e lo stato «si costruiscono sui principi di reciproca indipendenza e di cooperazione nei campi che toccano gli interessi dei cittadini ortodossi». E «il livello di libertà di cui godiamo attualmente è senza precedenti non solo rispetto all’epoca sovietica ma anche al periodo sinodale nell’impero russo, durante il quale la Chiesa era ridotta al livello di ministero degli affari spirituali». Il patriarca sottolinea la rinascita della vita ecclesiale in Russia («un vero miracolo sopraggiunto dopo le tenebre del regime ateo»), l’aumento del numero dei fedeli che va di pari passo con la costruzione di nuove chiese, l’importanza della formazione dei futuri preti, la riforma dell’amministrazione ecclesiale. Quest’ultima, lo dice lui stesso, è una delle principali priorità e si è concretizzata con la creazione di nuove diocesi (erano 159 nel 2009, oggi sono 296), necessaria per venire incontro a un ministero pastorale da svolgere su un territorio vastissimo. Ottimismo anche riguardo i rapporti con le altre Chiese ortodosse: dopo Creta, al di là delle incomprensioni, «il processo preconciliare proseguirà, non si è interrotto». Cirillo ricorda lo storico incontro con Papa Francesco a Cuba e che «una delle pietre angolari» della dichiarazione comune è stato «l’appello a difendere i cristiani in Medio oriente e in Africa del Nord. L’arma della Chiesa è la parola. Non cesseremo di lanciare appelli per la pace, per la fine della violenza, per la giustizia in Medio oriente. Se le nostre parole troveranno eco nel cuore dei responsabili, ciò cambierà la situazione». Sulla lotta contro l’islam radicale, il patriarca di Mosca spiega che il vero nemico è «l’ateismo militarizzato che non ha il diritto di identificarsi con qualsivoglia religione», compresa quella musulmana. È «la mancanza delle giuste conoscenze sulla religione» ad aprire le porte ai reclutatori del cosiddetto stato islamico. Per questo «il sostegno alle comunità religiose tradizionali è la migliore protezione contro l’estremismo, il miglior vaccino contro l’ideologia atea che si espande come un virus».

© Osservatore Romano - 5-6 dicembre 2016