Appelli dei leader musulmani a reazioni pacifiche

islam-e-croce-2IL CAIRO, 20. Condanne delle vio- lenze e difese della libertà di espres- sione, ma anche sdegno per pubbli- cazioni che offendono la sensibilità religiosa e timori di ulteriori e cruenti disordini, si mescolano nelle reazioni internazionali alle proteste in atto nel mondo islamico. A rinfo- colare le proteste ha contribuito la pubblicazione di vignette satiriche su Maometto sulla rivista francese «Charlie Hebdo», a pochi giorni dalla diffusione del film Innocence of Muslims, al quale era seguito l’assal- to al consolato statunitense di Ben- gasi con l’uccisione dell’ambasciato- re Chris Stevens e di altri tre fun- zionari. Molti osservatori, comun- que, sottolineano come la dinamica dell’attentato faccia supporre una lunga preparazione e che la data dell’11 settembre, più che alle vicen- de degli ultimi giorni, sembrerebbe fare riferimento agli attentati del 2001 negli Stati Uniti. Mentre numerosi Paesi, a partire da Francia e Stati Uniti, rafforzano le misure di sicurezza interne e nelle sedi diplomatiche, nel mondo mu- sulmano le leadership politiche, cul- turali e religiose tentano di ripren- dere il controllo delle piazze, solle- citano risposte politiche a quelle che pure ritengono provocazioni e lan- ciano appelli sempre più insistenti a mobilitazioni solo pacifiche. In questo senso si sono espresse anche le autorità di diversi Paesi arabi, tra i quali la Tunisia, teatro di alcuni degli assalti più violenti all’ambasciata statunitense. Respon- sabili del partito Ennahda, di matri- ce islamica, al potere a Tunisi, han- no detto chiaramente che i musul- mani hanno il diritto di protestare, ma pacificamente. Il ministero degli Affari religiosi ha chiesto esplicita- mente che le moschee non vengano usate per lanciare messaggi «provo- catoriamente estremisti». In quest’ottica, trova fautori la proposta di una regolamentazione internazionale che proibisca la bla- sfemia e l’offesa ai simboli religiosi. Su questa linea si sono espressi ieri al Cairo tanto il segretario della Le- ga araba, Nabil el Araby, quanto Ahmed el Tayyeb, imam della mo- schea di Al Azhar, il più grande centro teologico dell’islam sunnita. Questi, dopo le vignette di «Charlie Hebdo», era stato il primo a solleci- tare l’Onu ad adottare un provvedi- mento antiblasfemia. Riprendendo ieri l’argomento, el Tayyeb è anche andato oltre, sostenendo che le vi- gnette sono un esempio di «istiga- zione all’odio dietro l’alibi della li- bertà d’espressione» e tacciando i promotori francesi dell’iniziativa di «ignoranza» del contributo dato dall’Islam alla civiltà e del suo ruolo nella crescita storica della stessa Eu- ro p a . El Araby ha spiegato che per arri- vare a un’azione internazionale con- divisa, dalla scorsa settimana sono in corso contatti con l’O rganizza- zione della Conferenza islamica, l’Unione africana e l’Unione euro- pea e che ci potrebbero essere svi- luppi all’Assemblea generale dell’Onu. El Araby ha detto che gli attacchi all’islam «devono finire», ma ha precisato che essi vanno im- putati a singoli individui, non a in- teri Stati o all’Occidente tout court e si è unito agli appelli alla calma. Il ministro francese dell’I s t ru z i o - ne, Vincent Peillon, ha comunque affermato che la libertà d’e s p re s s i o - ne è un principio intangibile e che su questo non si può transigere, perché altrimenti è il primo passo verso l’autoritarismo. «Non si è ob- bligati a leggere o a comprare un giornale», ha aggiunto Peillon, se- condo il quale è compito del Gover- no «proteggere la vita di un certo numero di francesi». Il riferimento è alle misure prese dalla Francia nel timore di nuovi assalti, in particola- re la chiusura per motivi precauzio- nali di sedi diplomatiche e consolari in una ventina di Paesi. L’attenzione è concentrata soprat- tutto sulla giornata di domani, in concomitanza con la preghiera isla- mica del venerdì, ma già oggi si re- gistrano nuove proteste in numerosi Paesi, tra i quali l’Afghanistan e l’Iran.

© Osservatore Romano - 21 settembre 2012