Tutte le comunità religiose meritano rispetto

mondo maniISLAMABAD, 26. Dalle organizzazio-ni che promuovono il dialogo e i di-ritti giungono nuovi inviti alle auto-rità statali pakistane affinché venga-no rispettate tutte le comunità reli-giose del Paese. In un recente con-vegno, promosso a Lahore dalla United Religions Initiative Pakistan e dal Council for Interfaith Dialo-gue (movimenti che comprendono rappresentanti cristiani), è stato in particolare lanciato un appello a in-cludere nei testi scolastici maggiori riferimenti al tema della pace e dell’armonia religiosa e a mettere in evidenza anche il ruolo delle religio-ni diverse da quella musulmana. All’incontro ha partecipato Paul Bhatti, consigliere speciale del pri-mo ministro per l’Armonia naziona-le in Pakistan e fratello del ministro cattolico Shahbaz, ucciso il 2 marzo 2011 a Islamabad da estremisti isla-mici per essersi opposto alla legge sulla blasfemia. Il consigliere ha af-fermato di voler affrontare la que-stione presso le Nazioni Unite, pre-sentando una proposta per la for-mulazione di una legge a livello in-ternazionale che preveda il rispetto di tutte le religioni e dei loro testi sacri. Bhatti ha aggiunto di aver di-scusso della proposta anche con il Governo del Pakistan. In occasione del convegno è giunta una forte condanna nei con-fronti della pubblicazione sulla rete internet del film Innocence of Mu-slims, ritenuto blasfemo, che ha pro-vocato grandi proteste e disordini anche in Pakistan da parte di alcuni gruppi di dimostranti musulmani. Un rappresentante sikh, presente al convegno, Taranjeet Singh, ha espresso solidarietà alla comunità musulmana e ha osservato come «insultare una religione attraverso qualsiasi mezzo di espressione non rientra nella libertà di parola». A questi si è aggiunto un rappresen-tante indù, Bhagat Lal, il quale ha ribadito che «ogni religione e ogni testo sacro devono essere rispettati». Il direttore del Council for Interfai-th Dialogue, Inayat Bernard, ha ri-cordato che musulmani, cristiani, in-dù, sikh e rappresentanti di altre re-ligioni fanno parte dell’o rg a n i z z a -zione che da tempo promuove ini-ziative di pace e di riconciliazione nel campo culturale ed educativo. La messa in rete del film Innocen-ce of Muslims ha provocato una re-crudescenza degli attacchi contro la comunità cristiana. Nei giorni scorsi un gruppo di estremisti islamici ha dato alle fiamme una chiesa della comunità anglicana a Mardan. Il vescovo Samuel Azaraih, moderato-re della Church of Pakistan, ha for-temente condannato questa violenza e ha chiesto alla gente di liberarsi dall’odio causato dal film anti-isla-mico. A tale riguardo, per prevenire ulteriori atti di violenza le autorità statali hanno predisposto un piano di sicurezza. Il ministro dell’Interno pakistano, Rehman Malik, ha evidenziato che l’islam invita al rispetto dei luoghi di fede di tutte le religioni e il loro danneggiamento è contrario agli in-segnamenti della religione musulma-na. Con l’intento di rassicurare la comunità cristiana e nel ribadire la condanna per il rogo della chiesa, il ministro ha quindi reso noto di aver provveduto a rafforzare la sicurezza per le chiese e a formare un’app osi-ta commissione, guidata dall’isp etto-re capo della polizia nazionale, per fare luce sull’incendio a Mardan. Resta intanto ancora irrisolta la vicenda che ha coinvolto Rimsha Masih, la giovanissima cristiana ac-cusata di blasfemia. Rimsha sarà processata da un tribunale dei mi-nori, dopo che nelle scorse settima-ne aveva ottenuto la libertà provvi-soria dietro il pagamento di una cauzione. La decisione è stata presa lunedì dai giudici di Islamabad. La ragaz-zina era stata arrestata il 16 agosto con l’accusa, poi rivelatasi falsa, di aver bruciato alcune pagine del Noorani Qaida, un testo islamico uti-lizzato per apprendere le basi dell’arabo e del Corano. Il direttore della commissione Giustizia e Pace della Conferenza episcopale del Pakistan, padre Em-manuel Yousaf, aveva evidenziat0 che appurare la verità sul caso costi-tuisce «un guadagno non solo per la comunità cristiana, ma per tutto il Paese: sarà un beneficio per la de-mocrazia, per la giustizia, per il ri-spetto della legalità e dei diritti di tutti i cittadini». Sostegno alla giovane cristiana è giunto anche da alcune donne rap-presentanti della comunità musul-mana. Secondo quanto riferisce l’agenzia Fides, Amna Ulfat, parla-mentare nel Punjab, ha condannato le accuse false contro la piccola cri-stiana, stigmatizzando «quanti com-mettono tali crimini, utilizzando l’autorità giudiziaria per interessi personali». Un’altra parlamentare, Faiza Malik, ha aggiunto che «a nessuno deve essere permesso di giocare con le leggi del Paese».

© Osservatore Romano - 27 settembre 2012