Nel mondo è in aumento l’antisemitismo

jerusalem-2GERUSALEMME, 11. C’è un diffuso e crescente sentimento antisemita nel mondo che desta preoccupazione: è quanto emerge da un recente rap-porto pubblicato dal Centro Kantor per lo studio dell’ebraismo contem-poraneo dell’Università di Tel Aviv, nel quale viene “fotografata” la situazione — relativa all’anno 2012 — in vari Paesi dove si sono verificati atti di violenza e di discriminazione. Lo studio è stato realizzato in colla-borazione con l’European Jewish Congress (Ejc), l’istituzione che rap-presenta tutte le Federazioni ebrai-che nazionali in Europa. Rispetto al 2012 la ricerca pone in evidenza una preoccupante crescita degli episodi di intolleranza. Tra i Paesi dove la tendenza è più negati-va vi è, per esempio, la Francia (58 per cento in più di violenze). Qui, il 19 marzo 2012, è avvenuta la strage nella scuola ebraica «Ozar Hato-rah» a Tolosa, nella quale sono morte sette persone, tra cui tre bam-bini. Un evento sanguinoso che ha scosso profondamente il Paese tran-salpino e il mondo intero. Dunque, il 2012 ha registrato, non solo in Francia, una recrude-scenza dell’antisemitismo. Il rappor-to dell’università offre un dato allar-mante: una crescita di trenta punti percentuali di attacchi, rispetto al 2011. La stima appare ancora più si-gnificativa, purtroppo in negativo, se paragonata, invece, a una tenden-za alla diminuzione degli episodi di violenza che si erano registrati negli anni passati. In totale i ricercatori dell’Univer-sità di Tel Aviv hanno riscontrato 686 attacchi e altri episodi di intol-leranza religiosa, legati soprattutto alla presenza molto attiva in vari Paesi di organizzazioni neonaziste o comunque di stampo razzista. Tra i Paesi più colpiti vi sono anche Stati Uniti, Gran Bretagna, Canada, Ucraina e Ungheria. Negli Stati Uniti gli episodi registrati sono stati 99; 84 in Gran Bretagna, 74 in Ca-nada. Anche l’Italia risulta nella li-sta nera con 18 episodi. «Come lea-der ebraico — ha sottolineato il pre-sidente dell’European Jewish Con-gress, Moshe Kantor — sento il peri-colo per le comunità, per la gente che passeggia per strada, vicino alle sinagoghe e alle scuole ebraiche. As-sistiamo a fatti che prima non avve-nivano». Il riferimento è anche, si osserva nel rapporto, alla correlazio-ne «tra il rafforzarsi politico dei partiti di estrema destra e l’alto li-vello di antisemitismo che include atti violenti e vandalismo». Per il presidente dell’Ejc «il fatto che il neonazismo sia legale in Europa è un fenomeno che deve essere nota-to». Dei 686 attacchi, 273 hanno preso di mira ebrei di qualunque età e ben 166 sono stati diretti a uccide-re direttamente le persone. Altre violenze si sono concentrate su luo-ghi di culto e altre strutture di rilie-vo: si tratta in generale di incursioni vandaliche contro sinagoghe, cimite-ri, monumenti e altre proprietà pub-bliche e private: al riguardo il nu-mero di episodi è 190. Altri 200 atti vandalici si sono registrati ai danni di proprietà pubbliche e private. A destare allarme è inoltre la re-crudescenza degli episodi antisemiti nei Paesi dell’Europa dell’Est, su tutti l’Ungheria. C’è preoccupazione per «i segnali che arrivano dall’Un-gheria dato che non passa una setti-mana senza che si registri un attac-co alle minoranze o commenti ol-traggiosi da parte di politici di estrema destra». In Ungheria si ri-chiama l’attività politica del partito populista di estrema destra Jobbik. Nel rapporto si osserva un aumento delle tendenze razziste nella popola-zione e si lega questo all’influenza della propaganda politica. «Dobbia-mo fare tutto il possibile per inverti-re queste tendenze negative — ha commentato Moshe Kantor — e de-ve essere attuata una politica di “tolleranza zero” per contrastare il razzismo». Il presidente dell’E u ro -pean Jewish Congress ha aggiunto che sono in corso una serie di con-tatti con i rappresentanti del Gover-no ungherese e dell’Unione europea «perché questa situazione non può continuare». Per l’Ungheria, nel rapporto, si parla «dell’andamento razzista e antisemita più preoccu-pante in Europa». Per l’Ungheria, ma la realtà ri-guarda anche altri Paesi, si imputa l’allarme poi alla sempre più ampia utilizzazione tra la popolazione dei moderni strumenti di comunicazio-ne. Facebook e altre piattaforme di condivisione digitali contribuiscono a diffondere idee di violenza e di di-scriminazione nei confronti della co-munità ebraica. Tra i Paesi dove si fa strada una pericolosa deriva anti-semita vi sono anche la Grecia e l’Ucraina. Moshe Kantor ha concluso appel-landosi all’Unione europea e ad al-tre istituzioni per porre in atto mi-sure di protezione nei riguardi delle comunità ebraiche. Nel 2012 L’agen-zia dell’Unione europea per i Diritti fondamentali — che ha sede a Vien-na ed è operativa dal 1º marzo del 2007 — ha promosso un’indagine per conoscere le problematiche lega-te all’antisemitismo in nove Paesi dell’Unione stessa, affidando le rile-vazioni al centro studi Institute for Jewish Policy Research. L’Unione europea — si legge in una nota del centro studi Jewish Policy Research — intende usare i dati raccolti per animare le sue politiche future di fronte all’antisemitismo.

 

© Osservatore Romano - 12 aprile 2013