L’elogio del rabbino

Francesco e Skorka 03Skorka: “Un grande gesto” le dimissioni di Ratzinger, “una lezione da vero leader”

Alver Metalli
Buenos Aires Alla vigilia delle dimissioni di Benedetto XVI, quando lo incontriamo nella sinagoga della comunità rabbinica Benei Tikvá di cui è rabbino da quasi quarant’anni, Abraham Skorka ha la mente divisa tra il papa che lascia e quello che gli succederà. Verso il primo nutre una rispettosa ammirazione, cresciuta a distanza e alimentata di letture, verso il secondo una affettuosa amicizia, cementata da una puntuale frequentazione. “Un grande gesto, una lezione da vero leader” dichiara riferendosi alle dimissioni di Ratzinger, che hanno aperto la strada all’amico Bergoglio. Non si esonera dal dire “che molti politici dovrebbero imparare” dal Papa tedesco. E neppure che il gesto rivoluzionario che ha compiuto sarà “matrice” per il futuro.

Sa bene che senza le dimissioni di Ratzinger non ci sarebbe stata l’elezione di Bergoglio, e tante altre cose. Tra cui il viaggio nella sua patria spirituale previsto a maggio, per cui si è speso fin dall’inizio. Il rabbino Skorka è prudente al momento di fornire conferme, ma anche così il suo sogno, quello di accompagnare il Papa regnante nel pellegrinaggio in Terra Santa, lo definisce una “possibilità” concreta.

Insiste sulla parola pellegrinaggio. “La prima volta che ne abbiamo parlato venne utilizzato proprio questo termine” ricorda. Per poi aggiungere subito – e non a caso - che “il viaggio non deve essere politicizzato”. Vuole invece “contribuire a un avvicinamento delle due parti. Tanto israeliti come palestinesi abbiamo una componente nazionale e religiosa; l’idea è che il Dio della pace possa essere invocato con parole e gesti che sgorghino dal cuore e non dalla forza delle armi”.

Anche per questo dichiara di “non capire” la frase attribuita al rabbino argentino Sergio Bergman – riportata dall’Agenzia ebraica di informazione (Ajn) - che vede in Papa Francisco il "Che Guevara dei palestinesi" e nel viaggio un appoggio “alla lotta e diritti” dei palestinesi. “Se veramente l’ha pronunciata” chiarisce una e più volte. Una frase che “non mi piace” torna a dire condizionando il giudizio alla sua veridicità, anche perché contraddittoria con quanto scritto da Bergman nel proprio blog. Il rabbino della Congregazione Israelita argentina si rivolge a Bergoglio chiamandolo “il mio rabbino”, “un maestro che mi ha ascoltato, orientato, consigliato su come vivere la mia vocazione di servire tanto il Creatore come le sue creature nella sfida del bene comune”. Sfida a cui Sergio Bergman risponde dalle fila di Proposta Repubblicana (Pro), una alleanza di tendenza liberal conservatrice capeggiata dall’attuale sindaco di Buenos Aires Mauricio Macri.

Abraham Skorka riferisce di aver “parlato con il Papa privatamente”; e di essere certo che il suo sarà “un messaggio di pace, equilibrato e molto attento a non ferire nessun tipo di sensibilità. Sarà innanzitutto un pellegrinaggio” ribadisce. “Che Guevara ha avuto ideali grandi di giustizia sociale, di rettitudine, ma c’è un aspetto, quello delle armi, che non condivido. Anche noi vogliamo la giustizia sociale per i nostri popoli, ma attraverso il dialogo e un cambiamento profondo di atteggiamento. La storia dell’umanità ci insegna che tutte le grandi rivoluzioni che si sono affermate con spargimento di sangue hanno lasciato una scia di odio, e alla fin fine sono fallite. La rivoluzione reale è creare un uomo nuovo”.

© http://vaticaninsider.lastampa.it - 11 febbraio 2014