La libertà religiosa è un diritto fondamentale

martiri-3«Le violenze contro la religione nel mondo sono patite soprattutto da parte dei cristiani». Per questo «la Chiesa auspica che la libertà di religione sia custodita e difesa da tutti, qualunque siano le convinzioni di ciascuno, perché essa riassume la libertà di ogni persona». Lo ha ribadito il cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, presidente del Pontificio consiglio della giustizia e della pace, al convegno internazionale organizzato a Bratislava martedì 4 marzo dalla Conferenza episcopale locale. Hanno aperto i lavori — dedicati al tema «La Chiesa e i diritti umani» — gli arcivescovi Mario Giordana, nunzio apostolico in Slovacchia, e Stanislav Zvolenský, metropolita della capitale e presidente dell’episcopato. Il porporato ha sottolineato che «la Chiesa afferma con forza il fondamento dei diritti dell’uomo nella dignità umana e quindi difende il carattere universale di questi diritti fondamentali», mentre «rifiuta il relativismo che alcuni regimi politici e gruppi di interesse applicano in maniera crescente all’interpretazione di questi diritti».
Dopo aver riconfermato la seria preoccupazione della Chiesa «quando l’ideologia di un singolo gruppo di individui mira a creare un nuovo diritto dell’uomo», con riferimenti concreti all’aborto e all’eutanasia, il presidente di Iustitia et Pax ha dedicato ampio spazio al tema della libertà religiosa, definita da Giovanni Paolo II «fonte e sintesi di tutti i diritti umani fondamentali». In proposito ha rilanciato le preoccupazioni espresse da Papa Francesco, soprattutto nel recente messaggio per la Quaresima, affermando che «la libertà di religione è inseparabile dalla libertà di pensiero e di coscienza». Infine, analizzando le sfide contemporanee alla libertà religiosa, ha riaffermato che tale principio «è disciplinato dal diritto internazionale dei diritti dell’uomo», denunciando come «una delle grandi tragedie contemporanee consista nel fatto che esso non sia riconosciuto da tutti i Paesi e i governi». Infatti, «molte persone rischiano la propria vita e la propria libertà personale semplicemente professando la propria religione»; mentre «in altre aree del mondo esistono forme più subdole e sofisticate di pregiudizio ed ostilità nei confronti dei credenti e dei simboli religiosi». Tanto che, ha aggiunto, «oggi i cristiani sono il gruppo religioso che soffre la persecuzione nel maggior numero di Paesi a causa della propria fede». Questa situazione, ha fatto notare il cardinale, «costituisce una grave violazione dei diritti dell’uomo e i Governi di tutte le nazioni hanno la responsabilità nei confronti dei propri cittadini, qualunque sia la loro religione, di proteggerli». In particolare «il diritto alla libertà religiosa va preservato — ha concluso — da due opposte tendenze che lo contrastano: le forme estreme e negative di secolarizzazione e il fondamentalismo violento che pretende di richiamarsi alla religione».

© Osservatore Romano - 5 marzo 2014